A Marghera presidio di lavoratori davanti alla Direzione Regionale del Veneto
Non bastava lo sbando organizzativo per la carenza di personale (10.000 unità in meno dal 2005), per cui non si sa neanche come coprire i servizi quotidiani alla cittadinanza e con un’attività di contrasto all’evasione messa a rischio; per un salario di produttività pagato sempre con almeno due anni di ritardo malgrado il puntuale raggiungimento degli obiettivi fissati dal Ministero dell’Economia e Finanze e oggetto di tagli draconiani; per carichi di lavoro aumentati in modo esponenziale nonostante la consistente riduzione di personale e a discapito della qualità del lavoro stesso; per carenza di dirigenti e per centinaia di figure intermedie di direzione a rischio azzeramento per intervento della Corte Costituzionale.
Ora, anche a livello locale, l’Agenzia delle Entrate vede i nodi venire precipitosamente al pettine.
Lunedì mattina attorno alle 10.30 i lavoratori di una delle tre sedi dell’Agenzia delle Entrate di Verona manifesteranno davanti alla propria Direzione Regionale a Venezia/Marghera per le notizie che danno come inevitabile la necessità del loro trasloco forzoso presso lo stabile della propria Direzione Provinciale, in via Fermi, dovendo lasciare il proprio di via Delle Coste all’Ufficio del Catasto e della Conservatoria nella cui sede è stata improvvisamente riscontrata la pericolosità dell’impianto elettrico in quanto sarebbe esposto al rischio incendio.
Una storia, quella dell’immobile di Via L. Da Porto, emblematica delle conseguenze nefaste che possono scaturire da quella politica che fomenta la dismissione generalizzata del patrimonio immobiliare pubblico per fare cassa e risparmiare sui costi di manutenzione.
Venduto a privati ai tempi delle cartolarizzazioni di Tremonti, l’ex palazzo dell’INPDAP di Verona (già ente previdenziale dei dipendenti pubblici) finisce nelle mani di una proprietà che in soli dieci anni di canoni di locazione incassati dall’Agenzia delle Entrate si rifà completamente dei costi di acquisto. Proprietà che ora si rifiuta di fare i lavori di messa in sicurezza dell’impianto elettrico - che pur si presume avrebbe dovuto accollarsi nel corso degli anni - facendosi forte dello sfratto nel frattempo intimato alla stessa Agenzia. La quale è obbligata a reperire un altro immobile tramite indagine di mercato perché il Comune di Verona e quelli della provincia, tra le più ricche del ricco Nordest, non hanno nulla da offrire per sistemare un’ottantina di impiegati. Indagine di mercato che peraltro, anche al secondo tentativo, si risolve praticamente in un nulla di fatto. Morale: un servizio pubblico come quello offerto dal Catasto si ritrova improvvisamente in mezzo ad una strada con l’unica alternativa percorribile di compattare tutti gli uffici delle Entrate di Verona stipando, nei soli due palazzi così rimasti, i 400 impiegati del capoluogo veronese. Da qui la protesta odierna per la ricerca di soluzioni che non scarichino sempre e solo su lavoratori e cittadini i costi di scelte politiche miopi.