I Musei Civici di Venezia resteranno chiusi fino al 1° aprile 2021, indipendentemente da qualsiasi decisione del Governo che potrebbe decidere per le riaperture dei luoghi d’arte prima di tale data: questa è la scelta del sindaco Brugnaro che, da vicepresidente, guida la Fondazione Musei Civici, oltre ad essersi arrogato la delega alla Cultura della città.
Preoccupa e stupisce tale scelta: preoccupa gli oltre 500 lavoratori (tra personale interno ed esternalizzato) che prestano il loro servizio nelle varie attività coinvolte dai musei; preoccupa le loro famiglie e le inginocchia a una logica che non è quella della solidarietà nella terribile pandemia che stiamo vivendo, bensì del profitto a ogni costo; preoccupa moltissimo noi del sindacato USB questo complicato e doloroso momento per l’umanità intera, come anche la mancanza di prospettive ragionevoli e ben guidate; preoccupano i tempi di una ripresa vera, perché una città intera, per le decisioni spesso miopi operate negli ultimi decenni, vive in pratica della sola capacità di attrarre turisti, presenze che rinforzano il tessuto economico di altre attività, da quelle alberghiere alla ristorazione, arrivando persino alle piccole attività di vicinato e a un indotto che interessa altre decine di piccole aziende e centinaia di lavoratori, in centro storico come a Mestre.
Non solo rimarranno in FIS e cassa integrazione coloro i quali prestano il loro servizio di fronte al pubblico nei musei di Venezia (e dunque i settori della guardiania, del pulimento, delle caffetterie, dei bookshop, delle biblioteche), già colpiti duramente dal primo prolungato lockdown e poi comunque danneggiati dalle successive aperture soltanto parziali, ma resterà in cassa integrazione al 100% anche il personale interno della FMCV che si occupa costantemente del mantenimento delle opere di proprietà della città e dei suoi cittadini tutti (oltre che dell’umanità intera, ci permettiamo di aggiungere); anche loro dunque rimarranno a casa, togliendo per tre mesi interi l’ultimo fiato rimasto ai Musei Civici.
Interessati da questa scelta di “spegnere l’interruttore” sono lavoratori per la maggior parte esternalizzati, che osservano una deriva preoccupante in materia salariale e di diritti: perdita di una reale clausola sociale a tutela del posto di lavoro ad ogni cambio di appalto, contesto in cui viene ogni volta meno l’anzianità di servizio e i relativi livelli salariali; perdita di potere economico e soprattutto perdita del diritto di sciopero e quest’ultimo aspetto è oltretutto il più beffardo: siamo configurati come “servizio pubblico essenziale” e dunque ci viene impedito lo sciopero ma, evidentemente, questa essenzialità procede a giorni alterni, a seconda della discrezionalità e della bisogna della parte datoriale.
Stupisce la decisione del primo cittadino perché arriva dopo vari passaggi in Commissione Cultura, laddove la dirigenza della FMCV, in assenza del sindaco, aveva pubblicamente dichiarato di essere pronta ad aprire da subito, anche in virtù dei contributi ricevuti dallo Stato che andranno a creare comunque un utile di bilancio di oltre un milione di euro per la Fondazione, che va aggiunto agli 8 milioni di riserve liquide già accumulate sino allo scorso anno. Era questo il disegno dello Stato? Versare un contributo per aiutare i musei a… rimanere chiusi? Oppure servivano invece per ripartire appena possibile? Se non si volesse far ripartire i musei, perché non mettere allora i milioni di riserva accumulati a disposizione dei lavoratori, per integrare al 100% un FIS e una cassa integrazione che, dopo mesi, da sole non bastano per permettere alle famiglie di far fronte alle spese quotidiane, tanto più se le chiusure dovessero appunto protrarsi sino al 31 marzo?
In realtà, purtroppo, non stupisce per nulla tale modalità di amministrazione di un bene pubblico, così come non stupisce la mancanza di progettazione, di volontà di rilancio, di propositività, di desiderio di cambiamento. Non si vuole pensare a qualcosa di diverso che non sia avere di nuovo Piazza San Marco invasa da milioni di turisti, le calli stracolme, sognare ingressi dovuti ad un processo osmotico. L’amministrazione non pensa che il patrimonio dei Musei Civici sia un bene collettivo dei suoi cittadini, non pensa ai lavoratori che in buona parte versano le loro tasse nelle casse comunali. Eppure, le potenzialità sarebbero enormi, senz’altro maggiori di molte altre realtà museali sparse per l’Italia le quali, durante il periodo di calma apparente della pandemia, hanno prodotto ottime fruttuose iniziative, sfruttando la consapevolezza di dover cambiare. La città chiede coraggio e inventiva, non sfilate promozionali di star internazionali, scelte senza dubbio legittime ma che devono essere affiancate ad una politica culturale che coinvolga anche i lavoratori e i cittadini quali parti attive.
Signor Sindaco, Le chiediamo un segno in questo senso, anche fosse il coraggio della retromarcia; ci rivolgiamo a Lei, ribadendo la necessità di un incontro (che sarebbe il primo in sei anni del Suo mandato) per dimostrare la volontà di occuparsi della città, dei suoi cittadini e dei suoi lavoratori operanti all’interno di una delle maggiori reti museali dell’Italia.
Signor Sindaco, se Lei volesse proseguire con questa scelta di chiusura sino al 31 marzo, non Le sfuggirà che ad aprile, quando il FIS e la cassa integrazione smetteranno di essere erogati, nemmeno ciò che non è bastevole oggi per noi e le nostre famiglie ci sarà più garantito. Ci dica se pensa davvero che alla data del 1° aprile torneremo tutti al nostro posto di lavoro come prima, oppure se, partendo in ritardo, per molti di noi si prospetterà un lungo periodo di disoccupazione, altro peso per le famiglie e per un welfare nazionale così provato. Ci chiede di avere fiducia: ci dica però su quali presupposti si basa la Sua fiducia, ci renda partecipi e non faccia cadere le Sue decisioni dall’alto, senza troppe spiegazioni e chiedendoci pure di non fare domande.
Noi di USB ci rendiamo contro di quanto sia complicata questa dolorosa fase storica, abbiamo a cuore la salute e la sicurezza di tutti e vogliamo tornare a lavorare non appena le autorità sanitarie consiglieranno al Governo che i musei e le attività culturali potranno essere riaperti. Ci sentiamo parte di una città che in grande parte viviamo come cittadini e lavoratori: la città è deserta ma il nostro contributo lo vogliamo dare, vogliamo essere protagonisti della ripresa e di un segnale forte a tutti coloro i quali amano la città e il suo patrimonio d’arte. Venezia non è un luna park da chiudere appena i visitatori vengono a mancare, Venezia è una città. E anche i suoi visitatori torneranno a muoversi quando vedranno speranza e voglia di riemergere. Noi di USB ci siamo e rivendichiamo con forza i diritti, il coraggio e la volontà di rialzarsi, pronti a mobilitarci in tutte le sedi opportune per far valere la nostra dignità!
USB Musei Civici Venezia
Venezia 1° gennaio 2021