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dal Coordinamento Nazionale

VERSO L'ASSEMBLEA NAZIONALE DELLE LAVORATRICI E DEI LAVORATORI DEL MINISTERO

Nazionale,

VERSO  L’ASSEMBLEA NAZIONALE DELLE LAVORATRICI E DEI LAVORATORI DEL MINISTERO

   

La crisi attuale rappresenta l’esito delle politiche liberiste adottate nel corso dell’ultimo trentennio che, per quanto riguarda  il mercato del lavoro, hanno prodotto un progressivo indebolimento delle tutele legali e contrattuali dei lavoratori senza contrastare ma, anzi, alimentando fenomeni come la  precarietà, il lavoro nero  e la disoccupazione.

 

Il Ministero del Lavoro si è via via rimodellato  sulle  esigenze   del libero mercato  visto, a torto, come  unico regolatore sociale e, quindi, sulle esigenze della competitività e della produttività aziendali perdendo - a beneficio dei privati - funzioni  storiche fondamentali, come il collocamento pubblico e depotenziandone altre, in primis la funzione di vigilanza.

 

In questa direzione sono andate la recente direttiva Sacconi e le relative circolari applicative che hanno limitato l’operatività degli organi ispettivi scaricando, di fatto, sugli ispettori la responsabilità di tutelare i livelli occupazionali: responsabilità che attiene invece solo alla politica come è della politica il compito di dotare di mezzi, risorse e strumenti adeguati  i servizi ispettivi che viceversa ne sono  cronicamente privi.  Al contrario vengono miserabilmente utilizzati i soldi del FUA, cioè di tutti i  lavoratori, per garantire ai cittadini un servizio decente. 

 

A questo va aggiunto  il devastante sistema di valutazione della “performance”  introdotto dal decreto Brunetta che:  oltre  a  dividere ed indebolire i lavoratori, ad  obbligare i dirigenti alla valutazione differenziata dei dipendenti su cui si basa la loro stessa valutazione, a cancellare la contrattazione  limitandola ad aspetti  solo marginali,  ha scatenato nei nostri uffici territoriali  la  corsa ansiogena  a “fare i numeri”  finalizzati alla misurazione della produttività  la qual cosa,  calata nella realtà di molti uffici, si traduce nell’ aprire e chiudere le pratiche nel minor tempo possibile, spesso però  a discapito della reale efficacia dei controlli sulla legalità e sulla tutela dei diritti.

 

Del resto le indicazioni che vengono dal Ministero in tal senso sono molto chiare, basti pensare alla raccomandazione ad utilizzare il più possibile l’istituto della conciliazione monocratica per quanto riguarda le richieste d’intervento da parte degli utenti.

 

Oppure basti pensare  alla nota ministeriale  sulla programmazione dell’attività ispettiva per il 2011  per quanto riguarda la vigilanza su iniziativa, preminentemente fondata sul nuovo istituto dell’ “accesso breve in cui, a scanso di interpretazioni  individuali più estensive si precisa come tale accesso debba essere mirato “esclusivamente all’accertamento delle fattispecie di lavoro in nero, senza allargare ulteriormente il campo di indagine alla situazione complessiva dell’azienda verificata”. 

 

 

 

 E il contrasto al lavoro nero, visto l’alleggerimento del sistema sanzionatorio, è più una rappresentazione che una lotta davvero efficace anche perché, in definitiva, in un mercato del lavoro che si vuole sempre più flessibilizzato, cosa c’è di più flessibile del lavoro nero?

 

L’affievolimento e la limitazione della funzione ispettiva  sono  sotto gli occhi di tutti  e  sarà sempre peggio a  causa dello  stravolgimento delle regole del lavoro  conseguenti all’inserimento nella manovra bis  dell’articolo 8 (legge 138/2011).

 

Per noi l'attività di vigilanza in materia di lavoro, con particolare riguardo alla sicurezza nei luoghi di lavoro, invece è, e deve restare, funzione pubblica fondamentale e irrinunciabile e come tale va potenziata e resa efficace. 

 

Così come deve essere salvaguardata la funzione istituzionale della mediazione delle controversie di lavoro  e  come devono essere potenziate le politiche sociali a cominciare dall’inclusione sociale dei migranti.

 

L’amministrazione  politico /amministrativa non dice niente di concreto  in merito al processo di riorganizzazione del Ministero e degli Uffici sui territori, ma dalle assemblee molto partecipate,  sia nel numero sia nella discussione, che si sono svolte a novembre presso  la DTL di Roma e le sedi  di via Fornovo e di via Flavia, indette dalla USB e dalla CGIL, è emersa una forte preoccupazione  per lo  stravolgimento di molte funzioni, la perdita continua di competenze (conflitti di lavoro, maternità, part time ecc.) e per il senso di abbandono in cui spesso ci si trova ad operare.

 

Nessuno si sente escluso da un eventuale taglio degli organici e conseguente messa in mobilità, cosa peraltro che già sta avvenendo in altri dicasteri.  E non è certo un bel segnale il fatto che niente si sa  neppure in merito ai tempi del pagamento delle progressioni economiche,  già di per sé - non ci stancheremo mai di denunciarlo - un’operazione volutamente selettiva da cui è stata ingiustamente esclusa una buona fetta di colleghi. Un trattamento così sprezzante verso i lavoratori fa presagire il peggio. Una cosa è chiara a tutti, questa volta di fronte ad una crisi di sistema che si pretende di far pagare a chi non l’ha provocata, occorre una reazione collettiva, dal basso.

 

I lavoratori del Ministero del Lavoro devono sentirsi protagonisti insieme a tutto i mondo del lavoro del pubblico e del privato partecipando a tutte le iniziative e le mobilitazioni che il sindacalismo conflittuale metterà in campo per contrastare e respingere gli attacchi continui ai diritti e al salario dei lavoratori e quindi alle scelte dell’attuale governo che per fare cassa fa pagare la crisi ai lavoratori e ai pensionati.

 

Pertanto in questo percorso di mobilitazione l’ Unione Sindacale di Base del Ministero del Lavoro ha programmato a breve un’ assemblea di tutti i lavoratori che si terrà presso la sede centrale di via Flavia e che vedrà la partecipazione di delegazioni provenienti da molte regioni e sarà  un’occasione di discussione e di denuncia  su chi ha prodotto il debito e sull’uso che viene fatto delle crisi per  distruggere  ciò che resta delle conquiste dei lavoratori e dello stato sociale, considerato inutile, inservibile e la fonte di ogni male,  ma che dovrà essere a anche l’ occasione per rivendicare in prima persona i nostri diritti e la  nostra funzione e contrastare la trasformazione del Ministero in una macchina amministrativa al solo servizio delle imprese.

 

Roma, 9 dicembre 2011 

USB/P.I. Coordinamento Nazionale Lavoro e P.S.