Icona Facebook Icona Twitter Icona Instagram Icona Telegram Icona Youtube Icona Rss

Portale Usb Editoriale

Vicenda Meridiana, vergogna delle vergogne! Ora Referendum.


Se c'è un'immagine simbolo della pericolosità del ruolo di Cgil, Cisl e Uil nella trattativa che ha portato al licenziamento di centinaia di lavoratori nella Compagnia aerea Meridiana è quella che gira sui social e che riprende alcuni sindacalisti di queste sigle guardare sorridenti la partita Italia-Spagna subito dopo aver condiviso il licenziamento dei lavoratori.

L'accordo quadro sottoscritto ieri dal Governo, tramite il Ministro dei Trasporti Delrio e il Viceministro allo Sviluppo Economico Bellanova, Meridiana e Cgil, Cisl, Uil, Ugl e altre Associazioni Professionali ad eccezione di USB, Cobas e Apm, è una disfatta sindacale che pesa non solo sui dipendenti del Gruppo Meridiana ma su tutti i lavoratori del Trasporto Aereo e di tutti i settori produttivi del Paese.

Proviamo a spiegarla attraverso tre punti:

Punto primo
Con la firma di ieri si è sancito ai massimi livelli governativi e sindacali che in questo Paese per qualsiasi investitore che prometta soldi basta chiedere per ottenere qualsiasi condizione.
Nel nostro caso, Qatar Aiways, entità al momento astratta che non si è mai presentata neanche per un secondo al tavolo delle trattative, dietro un “Memorandum of  Undertanding”, atto privato sottoscritto con il Gruppo Alisarda,  ha dettato condizioni precise e le ha puntualmente ottenute: un infernale connubio tra taglio secco ai livelli retributivi previsti dal Contratto Nazionale di settore e il licenziamento dell'esatto numero di dipendenti richiesto fin dal primo momento, ovvero intorno alle 650 unità e non il numero iperbolico di 955 gettati in pasto all'inizio della trattativa ai giornalisti più disattenti.

E' stato drammatico assistere ad un Governo Nazionale, con Ministri e viceministri al tavolo, ridotto al ruolo di postino dei voleri dell'investitore e altrettanto possiamo dire dei sindacati confederali ormai diventati notai dei voleri altrui. Uno schiaffo alla storia industriale del nostro Paese, ridotto ormai a un colonia dove Governo e parti sociali si sono adeguati ad un ruolo di semplici sensali come nei vecchi mercati dell'epoca.

Punto secondo
Si è fatto tutto quello che si poteva fare per evitare o diminuire l'impatto sociale? La risposta è no!
E' stato impedito al sindacato di verificare la tenuta degli organici, per esempio il numero di equipaggi per aeromobile è ben al di sotto delle prassi delle low cost.
Ai naviganti (450 licenziamenti sui 650 totali) non è stato permesso di chiedere il part time orizzontale che avrebbe alzato il fabbisogno di personale.
Alle manutenzioni non sono state persino calcolate le lavorazioni in essere con la scusa che non erano state – finora - contrattualizzate
Il Governo ha escluso l'applicazione di strumenti solidaristici mentre delle ricollocazioni presso Qatar Airways, pomposamente annunciate dall'allora Ministro Guidi, si sono perse le tracce.

L'operazione ha il sapore acre di aver prodotto la massimizzazione dei licenziamenti e di aver aumentato i costi sociali ed economici a carico della collettività, considerato che il Governo è corso a garantire due anni aggiuntivi alla mobilità, strumento espulsivo destinato a creare solo disoccupati in tempi più lunghi, gravando sulla fiscalità generale.

Punto terzo
L'accordo quadro di ieri ha sancito la validità di un'operazione di dumping interaziendale, pratica che sarebbe persino proibita dai regolamenti europei. Ci spieghiamo meglio.
Nel giugno del 2011 i lavoratori di MeridianaFly vengono messi in cassaintegrazione mentre ad agosto la Società acquisisce Airitaly, una compagnia low cost composta da pochi aerei e personale molto giovane e poco pagato, pagandola molto di più dei prezzi di mercato.
Da allora abbiamo assistito al continuo travaso di attività verso la seconda compagnia e la messa in esubero nella prima con la messa a terra di quasi tutta la flotta, per poi passare alla dichiarazione di messa in mobilità di tutto il personale di MeridianaFly.
Dopo anni di denunce, scioperi e grandi manifestazioni, l'intervento del Governo a fine 2014 sembrava aver posto le basi per il superamento di questa incredibile condizione penalizzante.
Con la firma di ieri, che ha invece rimarcato esattamente lo schema voluto dalla dirigenza fin dall'inizio operando licenziamenti solo in Meridianafly, si è dichiarato che qualsiasi azienda di qualsiasi settore potrà operare come ha fatto Meridiana, arrivando a licenziare facilmente il personale più anziano, più costoso e più sindacalizzato.

Chi sarà il prossimo?  Questa è la breve sintesi di una waterloo sindacale che suona come un minaccioso avvertimento per altre vertenze simili in tutto il nostro Paese, ad iniziare dall'Ilva di Taranto.

Un ruolo governativo ormai succube degli imprenditori e sindacati confederali ormai lontani persino dal dolore di operazioni di macelleria sociale, come nel caso di Meridiana, lasciano presupporre poco di buono se non si cominceranno a bloccare i presupposti di queste operazioni.

Nel caso di Meridiana, il Governo ha dovuto chiudersi letteralmente in conclave con i segretari di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, per poter poi scendere a giochi fatti, nonostante la rappresentatività esigua di queste sigle, con un risultato peggiore pure delle più pessimistiche previsioni.

Se si vogliono evitare altri drammi del genere è necessario svuotare e deligittimare del tutto questi sindacati, a tutti i livelli e a tutti i settori e condannare senza attenuanti un governo che diventa sempre più un ostacolo alla convivenza sociale

Da parte nostra, consideriamo la partita ancora aperta.
Adesso la parola ripassa ai lavoratori e il referendum confermativo, che deve essere fatto ai sensi dei loro accordi interconfederali,  sarà il punto di svolta per bloccare un processo iniquo e incompleto. Si dovrà valutare un contratto penalizzante che non ha recuperato un singolo posto di lavoro, sancendo che il dumping è pratica buona e giusta.

Siamo sicuri che il coraggio, la determinazione e la passione che i dipendenti meridiana, le famose “magliette rosse”, non sono assolutamente esauriti, anzi questi lavoratori e queste lavoratrici sapranno rimettere in discussione molto di questo scempio sindacale.
Non finiremo mai di ringraziare tutti i compagni di viaggio di una vertenza lunga ed estenuante, dalla struttura vecchia e nuova di USB a tutti i lavoratori che non hanno mai fatto mancare il loro appoggio.
Il mondo Meridiana non finisce oggi, è solo la credibilità di un governo postino e la dignità di sindacalisti notai che non c'è più dopo quanto accaduto ieri.