Stavolta sembrava proprio che tutto dovesse andare per il meglio, anche se le avvisaglie per la verità c’erano state. E s’erano sentite tutte.
Il fatto che all’ indiscusso zar di tutte le province del Lazio fossero però stati assegnati da tempo due alti dignitari, lasciava ben presagire.
Già in altre occasioni erano riusciti a mitigare la sua proverbiale virulenza ed il suo ego smisurato, ottenendo pure risultati insperati.
Alla corte imperiale si sarebbe questa volta deciso qualcosa di importante: come “selezionare” i poveri e malcapitati abitanti del Lazio.
La qual cosa era oggettivamente difficile, se non impossibile, da realizzare prescindendo da un minimo di organizzazione agognata da tutte le province troppo a lungo sottomesse all’autorità imperiale.
Vani, sfrontati ed anche rischiosi sono stati i tentativi di rappresentare in qualche modo lo stato di crisi esistente, il malessere dei sottoposti, la loro volontà di essere almeno ascoltati. Nessuna concessione. Zero possibilità.
Lo zar di tutte le province del Lazio non ha voluto sentire ragioni e, prima di ritirarsi definitivamente in altre stanze del palazzo, privando la corte imperiale della sua augusta presenza, ha apostrofato ancora gli astanti con frasi argute del tipo: “Sappiate voi che comunque decido io”, “Sono tenuto solo a informarvi” e “Alla fine vedete che vinco sempre io”.
L’impressione generale è che questa volta invece possa davvero perdere e senza appello. Ruzzolare dal trono, perché la misura è colma.
L’ultimo atto: cadere rovinosamente come sempre capita a chi ha perseguito per una vita il potere arrivando a comandare autoritariamente ma senza autorevolezza.
Coordinamento regionale RdB-CUB INPS Lazio
NOTA BENE
Il presente documento integra e - si spera - esaurisce la precedente trilogia: I capricci dello zar Pietro (novembre ‘06); Alla corte dello zar Pietro (aprile ‘07); Un gulag per lo zar Pietro (luglio ‘07).