Disattese incomprensibilmente le promesse del ministro Guerini. Più volte, negli ultimi anni, USB Difesa ha denunciato questa grave criticità per il territorio tarantino, in quanto lo storico Arsenale della Marina Militare rischia la deriva, causata dal mancato ricambio generazionale delle maestranze e di conseguenza dalla sempre più pressante possibilità che molte delle attività manutentive possano essere affidate a lobby private, le cui ricadute socio-economiche andrebbero a discapito dell’economia e del tasso occupazionale locale. La privatizzazione è un dato di fatto, vista la visita ai primi di marzo della Leonardo, la società che produce velivoli militari e civili, aeromobili a pilotaggio remoto di nuova generazione e aerostrutture per velivoli civili e militari, elettronica per la sicurezza e sistemi cyber, la quale ha già individuato strutture importanti, non senza il tacito benestare della Difesa. Vedi lo sgombero di piazzali e l’eliminazione di container di ditte locali, che operavano unitamente alle maestranze dell’Arsenale, ridotte al lumicino. In questi ultimi anni non a caso si è provveduto a sgomberare intere officine giustificando queste operazioni con la pericolosità dei manufatti per la salute dei lavoratori. Inoltre, la svendita dei bacini tra i più grandi d’ Europa è stata affidata a Fincantieri S.p.A.
L’inspiegabile riapertura delle ex Scuole Allievi Operai, proposta formalizzata dal 2015 all’allora ministro Pinotti, non è stata mai presa in considerazione anche dai ministri della Difesa che si sono avvicendati in questi anni, proposta che riteniamo valida al fine di consentire il ricambio generazionale a costo zero. È del tutto evidente che la beffa della privatizzazione non porterà alcun vantaggio alla città di Taranto, se non ricadute socio-economiche; le ditte locali infatti potrebbero ricevere solo le briciole di attività in subappalto. L’ultima illusione che ha scatenato le legittime reazioni delle maestranze civili, è derivata dalle assunzioni fantasma di 315 unità nel settore tecnico. Ad oggi, nonostante la legge 126 del 2020, il bando non è stato ancora emanato. Qualora dovesse accadere nei prossimi mesi, comunque non sopperirà certamente alle numerose carenze di personale determinatesi in questi anni. Tra l’altro, tali fantomatiche assunzioni, decantate da una classe politica cieca e sorda, non sono mai state inserite in un programma strutturato di rilancio dello stabilimento.
Non è un caso che USB ha deciso di lanciare l’allarme sensibilizzando la cittadinanza, e provvedendo ad indire un’assemblea esterna lunedì 21 marzo, dalle 10,30 alle 13 dinnanzi all’ingresso principale dell’Arsenale, al fine di portare il problema all’attenzione di una classe politica assopita, impegnata più in ottica elezioni amministrative che per il bene della propria città. Va da sé che tutto ciò va fermato al fine di valorizzare l’Arsenale e tutto l’indotto che vi ruota intorno. Un ente militare di elevato prestigio storico/istituzionale, all’interno del quale le maestranze continuano a garantire livelli di efficienza elevati, nonostante si tratti di una struttura datata.
L’iniziativa di lunedì 21 marzo mira ad ottenere una apposita Conferenza dei Servizi a cui partecipino attivamente le rappresentanze del personale civile e le categorie produttive, oltre che le amministrazioni comunali e regionali unitamente ai vertici militari e politici, che non possono ignorare l’esigenza di tutelare un luogo che è simbolo di Taranto, rilanciando l’attività nell’immediato.
COORDINAMENTO NAZIONALE DIFESA USB P.I.