Negli anni pre-compromesso storico, la Democrazia Cristiana batté tutta la concorrenza promettendo agli elettori un bel paio di scarpe, di cui una veniva consegnata prima del voto, l’altra a verifica effettuata che il voto fosse stato ben attribuito.
Sono passati molti anni ma la logica della compravendita dei voti, in sedicesimo, non è ancora tramontata.
In vista dell'importante scadenza delle elezioni dei Rappresentanti Sindacali Unitari, dal 5 al 7 aprile, che determineranno la rappresentatività nazionale delle varie organizzazioni sindacali nel pubblico impiego, ecco un florilegio di gadget, dai cioccolatini alle pastiglie alla menta, dalle convenzioni a prezzo stracciato a pallottole "ce n'è per tutti" a un siringone che dovrebbe istillare fiducia, chi candida professori a loro insaputa fino, purtroppo alla promessa di copiosi denari per chi si candida e/o porta voti alla tal lista.
Dentro ci sono tutti, da cgil cisl uil ugl ai vari sindacati autonomi a cui va la palma dei più scabrosi e spregiudicati.
Un vomitevole mercato, passateci la definizione, che nasconde una profonda difficoltà anche solo a pensare che i voti dei lavoratori e delle lavoratrici si conquistino sulla scorta delle idee, dei programmi e della fiducia nel proprio operato.
È la cifra su cui, da sempre, l'USB entra in relazione con le lavoratrici e i lavoratori, sia pubblici che privati.
Tra gadget, promesse e minacce mancano le supposte: le consegneranno dopo.
Come la scarpa sinistra.
Unione Sindacale di Base - Pubblico Impiego