Genova, lì 20/10/23
FUGA DI INFERMIERI E OPERATORI SANITARI: UNA POLITICA SERIA NE APPROFONDISCA CAUSE E RESPONSABILITA’
Durante l’ultimo periodo si discute molto della carenza di infermieri e della fuga di dipendenti pubblici all’estero o nel settore del privato.
Sicuramente sussistono problematiche di tipo economico acuite nella nostra Regione e città dal più alto tasso d’inflazione d’Italia. Inoltre le mancate possibilità di carriera creano nelle nuove generazioni la volontà di andare a lavorare altrove.
Ma esistono altre problematiche di cui nessuno sembra discutere e che si ripercuotono nella quotidianità dei dipendenti.
La possibilità di reagire allo stress, la possibilità di reagire ai carichi abnormi di lavoro, ai soprusi e alle prevaricazioni da parte dei superiori o, ancor più semplicemente, la possibilità di “mugugnare” che a Genova era normato sin dal 1300 e potevi scegliere tra la possibilità di guadagnare un po' meno salario e poter “mugugnare” o avere il salario un po' più alto ma non poterlo fare. Dopo secoli abbiamo salari bassi e l’impossibilità di lamentarsi.
Infatti, se un infermiere o un operatore della sanità provasse a mettere per iscritto alcune lamentele, quasi sicuramente verrebbe fatto oggetto di ritorsioni e/o provvedimenti disciplinari.
Ma parliamo di un settore specifico come quello della sicurezza sul lavoro di cui ultimamente si discute spesso. Invitiamo qualche esperto del settore a visionare i Dvr degli ospedali pubblici ma soprattutto l’applicazione delle soluzioni ove siano inserite. E a vedere le conclusioni di un’eventuale denuncia agli organismi preposti per il controllo. E’ paradossale che a controllare gli adempimenti sulla sicurezza degli ospedali pubblici sia la Asl stessa. Inoltre, il D.Lgs.81/08 ammette, nel caso in cui gli organici delle Asl non siano sufficienti ai controlli negli ospedali pubblici, solo per il settore sanitario, il contributo del personale Inail ma non risulta agli scriventi che questo sia mai accaduto.
Vi sono poi anche organismi interni all’Azienda stessa nella quale si opera come i C.U.G. o i Consiglieri di fiducia che dovrebbero operare per risolvere le problematiche interne sui rischi psicosociali. In alcuni ospedali neanche ci sono o, “semplicemente”, non funzionano.
E quindi, oltre a salari bassi e mancata possibilità di carriera ci si scontra anche con le poche tutele sulla sicurezza che potrebbero causare malattie professionali che probabilmente non verrebbero riconosciute.
Altra questione non da poco sono i corsi da effettuare per il personale sanitario sia quelli obbligatori dell’Azienda, sia quelli inerenti gli ECM. Da contratto dovrebbero essere effettuati, di norma, durante l’orario di lavoro ma in realtà si viene obbligati molte volte ad effettuarli fuori dall’orario di lavoro andando ad inserire di fatto, lo straordinario obbligatorio pagato inoltre con gli stessi fondi dei dipendenti.
E ancora una volta rinnoviamo l’invito a qualche esponente politico a seguire l’iter di una denuncia presentata agli organismi preposti sia nell’ambito della sicurezza sul lavoro sia a livello contrattuale affinchè ci si renda conto dei mancati strumenti a disposizione dei dipendenti della sanità ligure per tutelare la propria salute e la propria professione.
Ribadiamo che sicuramente vi sono grandi problemi dovuti a scelte politiche nazionali, a scarse risorse dovute a problematiche geopolitiche ma affermiamo che coloro che nella quotidianità costringono gli operatori liguri della sanità, a fuggire da ambienti “tossici” ed a fare altre scelte con il rischio che la cittadinanza rimanga priva di cure e assistenza, abbiano nomi e cognomi e son le stesse persone che han creato un clima di paura tra i dipendenti usufruendo del servizio pubblico pagato anche dagli stessi.
Usb Sanità Liguria