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Università

L’unica soluzione per aumentare i salari è aumentare i salari 

Trieste,

In tutti i paesi europei Ocse, fatta eccezione per l’Italia, dal 1990 ad oggi il salario medio annuale è aumentato. L’Italia è l’unico paese europeo in cui i salari sono diminuiti rispetto al 1990.

Anche l’attuale governo non fa nulla contro il carovita, preferendo tagliare gli investimenti su sanità pubblica, istruzione pubblica, ricerca scientifica pubblica di base, tutela dell’ambiente e servizi di pubblica utilità in generale. Nel contempo si accoda stupidamente a Bruxelles che mira solo a contenere il debito, dimenticando gli insegnamenti dell’economista John Maynard Keynes. 

Altro che il “tesoretto da 4 miliardi” di cui parla Giorgia Meloni nel video sulle misure varate durante il Cdm del Primo Maggio. Le risorse per il taglio del cuneo contributivo a carico dei dipendenti stanziate dal governo (in deficit) si fermano a 2,9 miliardi (Fonte: “Il Fatto Quotidiano”). 

Il resto, circa 1,1 miliardi, da dove arriva? Stando all’ultima bozza del decreto Lavoro sono le maggiori imposte che verranno versate dagli stessi lavoratori per effetto della riduzione dei contributi (il taglio del cuneo, per l’appunto).  

I contributi, infatti, sono deducibili e all’aumentare dell’esonero sale la base imponibile su cui si applica l’Irpef.  

Risultato: ad esempio, chi guadagna intorno a 20mila euro lordi l’anno da luglio avrà un beneficio aggiuntivo di circa 59 euro al mese. Sommando i circa 45 euro precedentemente previsti dal taglio del cuneo già in vigore, si arriva a oltre 100 lordi. Ma il beneficio netto si fermerà a una settantina di euro totali. 

Soprattutto è necessario ricordare che – sempre – dietro ogni taglio al cuneo fiscale c’è l’ideologia liberista dello smantellamento dello stato sociale.  

Infatti, il costo dell’operazione si tradurrà in una ulteriore riduzione delle risorse destinabili ai servizi pubblici, finendo con il tagliare anche il ramo sul quale noi stessi siamo seduti. 

Ben altre sarebbero le proposte da portare avanti, iniziando con una profonda modifica in senso progressivo dell’IRPEF e la riduzione di tutti i vantaggi che, negli anni, hanno portato a preferire (attraverso innumerevoli agevolazioni e vantaggi) i redditi da capitale, le rendite, i profitti e così via a danno dei redditi da lavoro dipendente. Quest’ultimi, in buona sostanza, continuano a farsi carico del peso maggiore delle entrate fiscali dello Stato. 

In estrema sintesi: il taglio del cuneo fiscale rappresenta, per i lavoratori dipendenti, una partita di giro. Comunque la si porti avanti, alla fine il costo lo pagheremo tutti e tutte noi. 

L’unica soluzione per aumentare i salari in maniera stabile è aumentare i salari

Non ci sono scorciatoie, misure alternative: ogni altra proposta è un trucco e un atto di malafede. 

Non è un caso, né c’è alcuna propaganda, nella motivata richiesta del sindacato USB di un aumento salariale per tutte e tutti di 300,00 euro netti al mese in busta paga.  

Non vogliamo bonus, comunque li si voglia chiamare, ma aumenti salariali veri. 

Anche per questo, fra le diverse argomentazioni, USB ha proclamato lo SCIOPERO GENERALE NAZIONALE di tutte le categorie lavorative private e pubbliche per l’intera giornata di venerdì 26 maggio ’23. 

USB – Unione Sindacale di Base Pubblico Impiego 
Università degli studi di Trieste 
Ferdinando ZEBOCHIN