Aderiamo alla manifestazione del 2 giugno, convocata da realtà cittadine e regionali che sono state, insieme a USB, tra le prime a organizzare le brigate di solidarietà nei territori danneggiati dall’alluvione.
La solidarietà e il sostegno reciproco sono nel nostro DNA, ma non possiamo dimenticare che esistono responsabilità e soprattutto che questo è anche il momento di rivendicare soluzioni concrete per garantire condizioni di vita dignitose alle persone, anche in un momento di emergenza come questo. Perché non è possibile che la gente debba arrangiarsi da sola per arginare i danni, non è possibile che i soldi che verranno stanziati siano solo o quasi a beneficio di imprese private per la ricostruzione e non per sostenere redditi, attività produttive e condizioni di vita della gente, compresa la condizione lavorativa e abitativa degli sfollati e non solo, di chi dovrà in molti casi rifarsi della perdita degli averi di una vita, per cui non bastano piccoli aiuti una tantum. Non è possibile che i politici si girino dall'altra parte, rimpallando responsabilità tra governo e regione senza intervenire concretamente per il benessere collettivo.
Mentre il fango si secca, rendendo ancora più difficile anche solo la pulizia di immobili e strade, e in diversi comuni è forte il rischio sanitario, ancora in diverse zone dell’appennino grava il rischio di frane. Il settore agroalimentare è in enorme difficoltà, come lo sono le piccole attività, il commercio, il turismo e la ristorazione, dove a preoccuparci maggiormente sono le condizioni dei lavoratori: il Covid ci ha insegnato quanto in molti ambiti del lavoro sia tutt’altro che scontato un sostegno salariale e reddituale di fronte a eventi imprevisti, e noi vogliamo una tutela completa da questo punto di vista a beneficio di ogni lavoratore e lavoratrice, dalle fabbriche al pubblico impiego, dal bracciante agricolo a commessi o stagionali del turismo, passando per disoccupati, lavoratori in nero, studenti e pensionati.
Allo stesso modo rivendichiamo tutela per le condizioni abitative: c’è chi ha perso la casa, chi dovrà ristrutturarla interamente e chi, anche se non l’ha persa, potrebbe non essere più in condizioni di pagare affitti e mutui, già fin troppo costosi. Non possiamo lasciare indietro chi si trova in tali
condizioni.
È necessario quindi il massimo sostegno per la continuità salariale, utilizzando gli ammortizzatori invece di consumare ferie come già sta avvenendo in molte aziende; è necessario il sostegno al reddito per chi non ha la possibilità di accedere ad ammortizzatori; è necessario bloccare gli sfratti, sospendere i pagamenti di mutui e affitti per chi è ancora in possesso della propria abitazione ma in difficoltà nel pagarla e prevedere un piano di assegnazione straordinaria di alloggi pubblici.
È necessario infine dotarsi di strumenti per una ricostruzione a guida pubblica, e per un’attività di pianificazione sull’uso del territorio e delle infrastrutture che faccia sì che quanto è successo non si ripeta. Già dopo i terremoti in Abruzzo abbiamo invocato la necessità di enti regionali preposti al controllo, alla prevenzione di danni da calamità naturali, alla manutenzione delle infrastrutture e a mettere un argine alle colate di cemento che, nel nostro caso, hanno trasformato la regione e la Romagna in particolare a beneficio delle grandi cooperative e imprese di costruzione. Enti capaci di assumere non solo esperti, ma migliaia di disoccupati e precari che possano svolgere anche il necessario lavoro di ricostruzione, non per le lobby del mattone che si fregano le mani davanti ad una calamità ma per la garanzia di benessere collettivo e tutela pubblica dei diritti. A questo dovrebbero essere destinati i fondi pubblici nel nostro paese, le nostre tasse: non a finanziare armamenti, convogli militari e partecipazione a guerre di profitto che portano morte e impoverimento.
USB Emilia-Romagna