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Nazionale Gli editoriali

Renzi indora la pillola per nascondere un nuovo massacro sociale


Non abbiamo ancora digerito gli effetti dell’ultima Legge di Stabilità, che del resto si protrarranno nel tempo sommandosi alle misure decise nelle finanziarie dei decenni passati, che già si torna a parlare dei prossimi tagli.

Entro il 15 Ottobre infatti si dovrà confezionare e spedire a Bruxelles la nuova Legge di Stabilità.

Fino al 3 Giugno, si è detto, abbiamo lavorato solo per pagare le tasse. Proprio così, 5 mesi dei nostri stipendi e salari se ne sono andati in TASSE.

Badate bene: solo dei nostri guadagni, perché la marea di imprenditori, gioiellieri, dentisti ecc. che dichiarano meno di 15.000 euro l’anno di reddito potranno invece godersi il sole tutto l’anno nei più bei paradisi fiscali del mondo!

Al contrario dovranno rimborsare gli 80 euro mensili ricevuti tutti quei precari, lavoratori socialmente utili, sottoccupati che avendo guadagnato meno di 8.000 euro in un anno sono considerati incapienti e quindi non meritevoli di quella elemosina!

In questi giorni infatti, sarà stato l’esito elettorale disastroso per Renzi, checché ne dica, sarà la paura di perdere anche il prossimo appuntamento referendario ma sui giornali fioccano le anticipazioni sulle prossime mosse del governo in tema di finanza pubblica.

Padoan, ministro dell’economia, dice che il taglio delle tasse già c’è stato: è vero le imprese hanno goduto del taglio dell’IRES che dal 1° Gennaio prossimo determinerà un risparmio per lor signori pari a 3 miliardi, per poi aumentare negli anni successivi.

Peccato che queste minori entrate dovranno essere coperte da altri tagli: indovinate dove li andranno a prendere? Ma dalla sanità, signora mia!

Padoan afferma che lì sono possibili risparmi di efficienza importantissimi, non abbiamo dubbi, la gente ha già rinunciato a curarsi, il tasso di mortalità non è mai stato così alto dagli anni della guerra: i risparmi sono assicurati!


Ma i regali per i padroni non sono finiti, dopo aver goduto della decontribuzione e detassazione per i nuovi assunti pari a 8.450 euro l’anno, a partire dal 2015, che sta causando buchi nelle casse dell’INPS mentre non ha creato nuovi posti di lavoro, ora si prospetta un taglio strutturale di 4/6 punti sui nuovi assunti, addirittura già a partire dal 2017, mentre per il taglio dell’IRPEF, di cui beneficerebbero tutti coloro che ricevono una busta paga, purtroppo ci sono pochi soldini disponibili per cui difficilmente si potrà fare, visto che nel prossimo anno il governo è costretto a ridurre la distanza tra deficit e debito pubblico all’1,8%!

Certo ci sono pur sempre le privatizzazioni, dalle Poste alle partecipate, dai trasporti all’assistenza sociale; non è forse per questo, per privatizzare e permettere all’asfittico capitalismo nazionale di accumulare profitti che la riforma della Pubblica Amministrazione contiene le norme per imporre ai comuni e alle regioni di dismettere cedere ai privato la gran parte dei Servizi Pubblici Locali?

Che di fatto sono quelli di cui usufruiscono i settori più poveri del nostro Paese.

E saremo fortunati se riusciremo ad evitare l’aumento dell’IVA e il tagli lineari alle detrazioni/deduzioni.

Non c’è spazio per nessuna forma di reddito garantito, per i poveri mortali solo false prospettive come l’illusione di poter andare in pensione prima, pagando però decurtazioni sensibili, o l’estensione degli 80 euro ai pensionati, tutte promesse buone per cercare di evitare una valanga di no al referendum di Ottobre sulla riforma della Costituzione.

Come dicevamo all’inizio, l’esito di queste elezioni amministrative, con la batosta presa dal PD nelle grandi città e proprio nei quartieri popolari, non rappresenta un buon viatico per Renzi.

Sta a noi, alle lavoratrici e ai lavoratori, ai precari, ai disoccupati, sta alle forse sociali organizzare la lotta contro queste scelte: il contrasto alla nuova legge di stabilità dovrà essere la base per la costruzione dello sciopero generale unitario che proponiamo a tutti coloro che vorranno impedire un nuovo massacro sociale.