L’uso a piene mani della fantasia nella dialettica dell’informazione porta spesso alcuni sindacati ad affermare tutto ed il contrario di tutto, pur di far apparire credibili posizioni palesemente contrastanti ed incoerenti, ingenerando confusione su cui è bene fare un po’ di chiarezza.
Ci riferiamo a quanti ripetono a piè sospinto di essere contrari alla revisione del modello organizzativo decisa dai vertici INPS, per poi affrettarsi a sottoscrivere ogni accordo applicativo di quel progetto di riorganizzazione, finendo per fungere da utile stampella dell’amministrazione. L’Oscar dell’incoerenza va di diritto alla CISAL, che continua a dissociarsi nei comunicati rispetto al nuovo assetto organizzativo scaturito dalla determinazione commissariale n. 140 del 2008, ma ha già sottoscritto due significativi accordi che derivano direttamente da quelle linee d’indirizzo: l’intesa del 9 giugno 2009 sulle agenzie complesse e quella del 9 novembre 2009 sulla riorganizzazione delle aree metropolitane. E’ da evidenziare un’ulteriore, palese incoerenza di quel sindacato rispetto all’assegnazione delle posizioni organizzative: dapprima la CISAL ha sottoscritto il contratto integrativo 2006 che prevedeva la possibilità di assegnare le posizioni organizzative vacanti ai C3, aderendo anche ai successivi accordi che hanno reso applicativa tale norma, per poi lamentarsi oggi del fatto che diversi vincitori delle selezioni a C4 sono stati esclusi dall’assegnazione delle posizioni organizzative e reclamare per questi una sorta di indennizzo economico, una specie di indennità “trombati”. Evviva la coerenza! Appena diverso è il comportamento della UIL, altro sindacato nettamente contrario all’accelerazione del progetto di riorganizzazione dell’Istituto (vi ricordate l’accorato appello rivolto al Presidente Mastrapasqua “Antonio, ferma la macchina!!!). Ebbene, la UIL ha finora sottoscritto la sola intesa sulle agenzie complesse, accordo che tuttavia si incardina pienamente al progetto descritto dalla determinazione n. 140.
Ci sono poi i supporter sfegatati della riorganizzazione, che hanno un indissolubile punto di riferimento nella CISL e nella CGIL, le organizzazioni sindacali convinte dalla prima ora della bontà del piano di riassetto dell’Istituto che, secondo loro, apre importanti prospettive di crescita professionale ed economica per i lavoratori. Quello che abbiamo verificato finora è, purtroppo, ben lontano dalle aspettative indicate. Il disegno di riorganizzazione si è limitato per il momento ad individuare nuove figure di gestione del governo dell’attività, come i direttori di agenzia complessa, che andranno peraltro a caricarsi di responsabilità oggi assegnate alla dirigenza. L’accordo del 9 novembre introduce, poi, una nuova figura indennizzata, rappresentata dal “ruolo intermedio”, una specie di ottimizzatore, che sarà presente nelle agenzie urbane ed extra urbane ed il cui compenso graverà probabilmente sul Fondo di Ente. Considerando che stiamo parlando in tutto di circa 3.000 posizioni indennizzate, agli altri 25.000 lavoratori dell’Istituto cosa viene da questo progetto di riorganizzazione? La risposta a questo interrogativo dovrebbe viaggiare in parallelo con la definizione del nuovo assetto organizzativo, mentre l’unica certezza per il momento è rappresentata dall’inevitabile aumento di carichi di lavoro e di responsabilità.
Pretendiamo risposte certe ora, non semplici promesse che rischiano di sparire al primo soffio di vento. Pretendiamo che le indennità di governo dell’attività siano messe a carico dell’amministrazione e non del Fondo di tutti i lavoratori. A chi ci invita a mettere in atto mobilitazioni unitarie contro questo modello di riorganizzazione delle sedi, non possiamo non rispondere che l’unica unità possibile è quella con i lavoratori, perché quella delle organizzazioni sindacali su questo tema appare impossibile, considerato il comportamento evidenziato nella parte iniziale di questo comunicato. Noi non ci tiriamo indietro, ma smettiamola con il buonismo dell’inutile richiamo ad una inesistente unità sindacale. Ognuno si assuma le proprie responsabilità.