Lavoratori,
il primo maggio è una data che riveste storicamente un importante significato, quello della riduzione della durata della giornata lavorativa.
Senza voler scomodare le radici storiche che riconducono ai quattro sindacalisti impiccati a Chicago a fine ‘800, riteniamo opportune alcune riflessioni.
Da qualche anno a questa parte continuiamo ad assistere alle più variopinte celebrazioni, improprie appropriazioni, che ben poco hanno a che vedere con lavoratori che hanno dato la vita per una miglior esistenza collettiva.
I vari superconcerti o meeting papali succedutisi, rappresentano solo la punta dell’iceberg, la causa è poco visibile, è sommersa. Lo stravolgimento della natura originaria di questa data è a danno dei lavoratori. La causa maggiore risiede nella dirigenza sindacale che rappresenta il maggior numero dei lavoratori, la quale coscientemente ha permesso gradatamente lo scippo delle motivazioni reali in favore di quelle festaiole da gite fuori porta, fave e pecorino.
Certo in Italia si va dalle contrattuali 36/40 ore a settimana di lavoro (e per chi non ha contratto?), ma è comunque grave che il sindacato abbia rinunciato a ricordare che il suo ruolo innanzi tutto è perseguire migliori condizioni di lavoro, soprattutto nei confronti delle nuove generazioni che vengono così orientate più in favore della festa che del concetto sindacale.
In questi giorni, molto particolari per tutti i lavoratori del Corpo Nazionale, potrebbe sembrare assurdo parlare di riduzione dell’orario di lavoro, sebbene qualora si ottenesse, si tradurrebbe, con molta probabilità, più in un incremento della remunerazione oraria piuttosto che in un ridimensionamento dell’orario.
Dobbiamo prendere atto però che l’inclinazione di molti lavoratori è di segno opposto, c’è una tendenza alla caccia al lavoro straordinario, è la naturale conseguenza della dirigenza sindacale “fave e pecorino” di cui sopra. Tanto lavoro straordinario che oltre ad ostacolare le assunzioni dei propri figli, alla fine, spesso, finisce nella pattumiera.
Rivolgiamo infine il nostro pensiero a quei lavoratori presenti sulla calamità che pur straordinariamente impegnati e disponibili 24 ore su 24, ricevono una remunerazione decurtata di molte ore. Chiaro sintomo di ciò che può accadere quando alla rivendicazione si sostituisce unicamente la festa.
Non facciamo solo festa, rivendichiamo
Sosteniamo RdB\CUB
Buon 1° maggio a tutti