Per mercoledì 14 luglio USB ha indetto una MOBILITAZIONE NAZIONALE CONTRO LA MANOVRA DEL GOVERNO che sta per essere approvata in Parlamento. Tra le tante iniziative di protesta che si svolgeranno in molte città italiane, a Roma USB organizza un presidio presso il Senato.
Un “presidio rumoroso” che intende far ascoltare al Governo lo sdegno e la protesta che sta salendo in tutto il Paese contro la “manovra” e le tante altre iniziative legislative di questi ultimi mesi.
Una manovra che da una parte colpisce pesantemente le condizioni di lavoro, l'occupazione ed il salario dei lavoratori pubblici, con conseguenze su quantità e qualità dei servizi ai cittadini che nei prossimi mesi saranno sempre più evidenti, dall'altra aggrava la situazione dei pensionati e di chi dovrà andarci nei prossimi anni. Una manovra che diventerà ancor più pesante per gli italiani quando, nel prossimo autunno ad essa si aggiungeranno nuovi sacrifici previsti con la nuova legge finanziaria e si metterà mano al diritto di sciopero, allo statuto dei lavoratori ed al diritto del lavoro.
Bene stanno facendo quindi i “Governatori” a denunciare il taglio alle casse delle Regioni. Ciò che ormai è chiaro a tutti è che il Governo, per non perdere consensi, scarica le responsabilità a livello territoriale, taglia i fondi alle Regioni che a loro volta dovranno poi annullare o tagliare ferocemente servizi pubblici essenziali, quali sanità, trasporti locali ed fondi per il sostegno all'occupazione.
USB da mesi denuncia che la crisi sta colpendo principalmente i lavoratori, i pensionati, i precari ed i disoccupati e che i Governi, in Grecia come nel resto d'Europa, stanno tutelando esclusivamente gli interessi di banche ed aziende. Mentre i lavoratori sono alla disperazione, c'è ancora chi riempie le proprie tasche e continua ad arricchirsi, chi specula e chi, impunito, non paga le tasse da decenni.
LA CRISI VA PAGATA DA CHI L’HA PROVOCATA!
Il prossimo autunno sarà difficilissimo, sarà necessariamente una stagione di lotta e di mobilitazione, cominciamo da subito a far comprendere al Governo ed alla Confindustria che noi non siamo abituati a subire ed a rimanere in silenzio.