PERCHE’ QUESTO GOVERNO STA PORTANDO AVANTI UNA DISSENNATA POLITICA DI SMANTELLAMENTO DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE A PARTIRE ANCHE DALL’AMMINISTRAZIONE DELLA GIUSTIZIA TRIBUTARIA, OMETTENDO DI OCCUPARSI DEL PERSONALE DELLE COMMISSIONI TRIBUTARIE LASCIATO IN BALIA DELLA DIREZIONE DELLA GIUSTIZIA TRIBUTARIA CHE, IN PERFETTA SINTONIA CON LA PARTE POLITICA,
· non si è mai preoccupata, a circa tre anni dal proprio insediamento, di emanare linee guida al fine di uniformare ed adeguare l’impianto organizzativo degli Uffici rendendolo rispondente alle nuove e sempre più elevate e numerose competenze che pure sono state loro affidate in questi ultimi anni, nonostante gli impegni assunti nell’aprile scorso dal Direttore stesso in occasione dell’unica ed ultima apparizione ad un tavolo sindacale;
· ha omesso di completare le piante organiche di numerosi Uffici e ha tagliato, incomprensibilmente, quelle di altri nonostante il trasferimento presso questi ultimi di ingenti carichi di lavoro arretrato derivanti dalla chiusura della Commissione Tributaria Centrale;
· ha permesso che venissero attivate numerosissime Sezioni giudicanti anche a fronte del continuo depauperamento del personale in servizio, per quiescenza o ad altro titolo, mai sostituito stante il perenne blocco del turn-over, peraltro riconfermato, e la reiterata e ormai cronica assenza di una corretta politica di gestione delle risorse umane e della negazione degli istituti partecipativi previsti dal contratto vigente;
· ha introdotto inefficaci e dispendiose innovazioni tecnologiche e servizi all’utenza finalizzati unicamente a dare lustro ad un vertice la cui competenza appare del tutto inadeguata e inconsistente ed a realizzare operazioni d’immagine e propaganda (CUP, Trasmissione sentenze digitalizzate ad una sola parte del processo ecc.);
· ha comunicato, agli inizi del mese corrente, nuovi obiettivi riguardanti l’anno 2011 (acquisizione digitale al SICOT e successiva classificazione delle sentenze depositate) senza peraltro fornire pacchetti applicativi adeguati alla realizzazione degli stessi, attesa l’incompatibilità delle strumentazioni in dotazione al personale che costringerà gli operatori a duplicare le transazioni necessarie a tal fine, ed in totale assenza di una tempestiva e preventiva formazione del personale ma preoccupandosi però di indicare i tempi entro i quali recuperare l’arretrato;
· ha altresì confermato, ad abundantiam, gli obiettivi strutturali relativi all’anno 2010 trasformandoli pertanto in lavoro ordinario ed aumentando così esponenzialmente i carichi di lavoro, già insostenibili, di quegli Uffici in cui lo scostamento tra la dotazione organica teorica e quella di fatto risulta pari al 30-40%;
· ha già imputato alle singole CC.TT. il controllo in ordine alla dichiarazione del valore ed al pagamento del contributo unificato e non vorremmo che demandasse alle medesime, in sede di ulteriori istruzioni, anche l’onere della regolarizzazione e del recupero del contributo unificato incongruo, trasformando un organo giurisdizionale in Ufficio di accertamento e riscossione. E’ chiaro che una tale soluzione dimostrerebbe ancora una volta la totale assenza (o, peggio, noncuranza) di qualsiasi conoscenza delle già eccessive funzioni svolte dal personale delle CC.TT. soprattutto in relazione alla gravissima sofferenza degli organici in cui versano gli Uffici, costretti a garantire obiettivi e lavorazioni aggiuntive che non possono essere ulteriormente ampliati;
· ha negato al personale delle CC.TT. qualsiasi possibilità di formazione mirata e specifica, pur svolgendo una delicatissima funzione di ausilio al personale giudicante;
· ha permesso che la professionalità dei dipendenti delle Commissioni Tributarie, conquistata sul campo grazie solo al personale impegno di ciascun lavoratore, venisse vituperata da parte del Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria che mai ha perso occasione di addossare ai lavoratori la responsabilità dell’arretrato scaturente, a suo dire, della carenza di organico o peggio dall’assenza di qualifiche adeguate. Affermazioni del tutto false visto che la giustizia tributaria, e soprattutto i suoi operatori, ha visto abbattere la giacenza dei ricorsi pendenti da circa due milioni a circa 500.000 avvalendosi di ottimo personale appartenente principalmente alla seconda area.
Tutto ciò non avviene per caso ma perché risponde
ad un disegno preciso e ormai palesato.
Infatti, pur essendo impossibilitati a tacciare di inefficienza la giustizia tributaria e ad infamare il relativo personale con l’ odioso epiteto di “fannulloni” al fine di legittimare l’abolizione delle funzioni svolte dalle CC.TT., il governo attuale, nella smania compulsiva di distruggere la giustizia in Italia, compresa quella tributaria colpevole solo di perseguire e combattere l’evasione fiscale, ha messo in campo una riforma che risponde sempre e unicamente al bisogno di fare cassa attingendo sempre dai soli noti. A tale inequivocabile considerazione infatti si perviene dalla lettura degli articoli del D.L. n. 98/2011 con cui è stato introdotto il pagamento del contributo unificato anche per le controversie di carattere tributario e, nel contempo, concesso agli evasori di avvalersi di un nuovo condono mediante il versamento di somme irrisorie addirittura analoghe a quelle previste dal precedente condono del 2002, sempre emanato dalla medesima compagine governativa.
Da stime effettuate, infatti, si prevede un aumento del 20% circa del costo che il cittadino dovrà sostenere in più per accedere alla giustizia tributaria rispetto al previgente regime, rendendo più difficile ed oneroso attivare le suddette tutele pure previste dal nostro ordinamento e che dovrebbero essere fruite da tutti senza soggiacere a norme penalizzanti l’accesso. Ciò è suffragato anche dalla previsione obbligatoria della proposizione del reclamo avverso gli accertamenti degli Uffici delle Entrate che ha surrettiziamente trasfuso nel testo approvato quel tentativo di conciliazione obbligatorio, al momento forse inattuabile, di cui si vociferava non molti mesi or sono e finalizzato a “rottamare” inesorabilmente il primo grado di giudizio.
Il bottino ricavato dall’introduzione del nuovo balzello potrà essere utilizzato per assumere le migliaia di giudici mancanti nella giurisdizione ordinaria e tributaria e per accrescere sicuramente in tempi brevi i compensi variabili dei giudici tributari e solo se rimarranno delle briciole dal lauto pasto effettuato dai primi, esse potranno essere utilizzate quali misure incentivanti per il personale amministrativo, a condizione però che si riduca l’arretrato nella misura del 10 per cento rispetto all’anno precedente. Il tutto ovviamente scritto con formule generiche e senza indicare tempi certi e verificabili. Ciò che invece è certo è che i lavoratori delle CC.TT. saranno esclusi dai suddetti fondi in quanto hanno già provveduto, negli anni, ad eliminare “gratis” l’arretrato, a meno che non si sottopongano ad un ulteriore aumento dei propri carichi di lavoro. Infatti la norma prevede che il piano di eliminazione dell’arretrato venga elaborato sulla base della produttività già realizzata dagli Uffici e ciò penalizzerà senza dubbio proprio coloro che finora hanno garantito tutto ciò con una produttività che spesso già si attesta oltre il limite sostenibile dalle strutture organizzative esistenti.
Le norme che prevedono l’aumento dei compensi variabili ai giudici sono poi sottoposte all’emissione di provvedimenti in tempi celeri sulle istanze cautelari e ciò determinerà un aumento delle trattazioni da fissare sia per la sospensione che nel merito. Già il Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria, non molto tempo fa, aveva avanzato la malaugurata ipotesi di tenere, a tal fine, udienze pomeridiane o comunque aggiuntive rispetto a quelle ordinarie per smaltire l’ ”arretrato” (leggasi aumentare i compensi variabili dei giudici peraltro generosamente accontentati con tale provvedimento). E cosa accadrà dal prossimo ottobre quando gli accertamenti delle Agenzie delle Entrate diverranno immediatamente esecutivi?
Ed ancora:con l’introduzione sperimentale del SIVAP dal mese in corso, i lavoratori dovranno rispondere personalmente ed in completa solitudine al “Sommo Valutatore” della produttività individuale decisa unilateralmente da questa Amministrazione in attuazione dei diktat del governo, assumendosi la responsabilità in ordine ad eventuali scostamenti dallo standard prefissato, anche se determinati dall’inadeguatezza delle piante organiche e dall’incapacità manifesta dei dirigenti, con la possibilità di perdere parte del salario accessorio e di vedersi negato l’accesso ad eventuali percorsi di riqualificazione professionale, come quello in corso.
Restare in silenzio, con il capo chino sulla propria postazione di lavoro anche in questo momento, sarebbe miope e autolesionista. I lavoratori del Ministero della Giustizia ce l’hanno insegnato. Essi hanno da tempo iniziato un percorso di mobilitazione rivendicando idonee e tempestive soluzioni a partire dalla rimodulazione dei propri carichi di lavoro e il potenziamento della dotazione organica con lo sciopero e la lotta ad oltranza.
E’ arrivato il tempo anche per i lavoratori delle CC.TT. di uscire dall’ invisibilità e dalla sudditanza nei confronti dei dittatorelli di turno, di riaffermare la propria dignità e di riconquistare la libertà di esprimere forte il dissenso rispetto al costante e incessante tentativo di affossare il servizio che svolgono a tutela dei cittadini.
ASSEMBLEA DEI LAVORATORI DEL MEF
UFFICI DI ROMA
15 LUGLIO 2011
DALLE ORE 10.00 ALLE ORE 12.00
C/O IL MINISTERO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE
VIA XX SETTEMBRE 97
PIANO TERRA - LATO VIA GOITO
STANZA 612
E, A SEGUIRE,
SCIOPERO GENERALE DEL PUBBLICO IMPIEGO
DI DUE ORE A FINE TURNO
15 LUGLIO 2011
CON PRESIDIO DALLE ORE 12.30
C/O IL MINISTERO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE
VIA XX SETTEMBRE 97