Si è svolta ieri, 16 giugno, la prevista riunione sulla 3-I SpA alla presenza dei vertici dei tre istituti coinvolti nell'operazione 3-I SpA e dei rispettivi sindacati. Richiesta avanzata già da tempo dalla USB. Leitmotiv riportato a sostegno della futura società dai presidenti è stata la cyber sicurezza delle amministrazioni.
Ricapitolando quanto finora emerso: la 3-I oltre a portare le amministrazioni in cloud, sviluppare servizi informatici e interoperabilità tra le banche dati, sarà il baluardo contro gli attacchi informatici, come quelli avvenuti in tempi recenti in Regione Lazio, alle FF.SS. o al Pentagono.
Una nuova motivazione sulla bontà dell’operazione che si vuole far digerire è la possibilità per la costituenda società di assumere un migliaio di giovani ingegneri qualificati che altrimenti non accetterebbero di lavorare nella PA visti i bassi salari.
Motivazioni che si aggiungono dunque a quelle date nei giorni passati, relative ai risparmi di scala e di scopo sulle gare per fornitura di servizi, alla migliore funzionalità dell’interscambio delle banche dati ai fini istituzionali, alla richiesta che viene dal Paese di digitalizzazione e modernizzazione della PA.
Come se qualcuna o qualcuno potesse dichiararsi contrario ad una simile lista dei desideri. E pretendendo che si aderisca alla narrazione falsa che l’impianto prescelto sia superiore in termini di efficacia ed efficienza alle alternative che si stavano edificando.
La USB, ritenendo che il vero problema sia quello della privatizzazione dei sistemi informatici, una sottrazione trasversale ai tre Enti, ha fatto un unico intervento a nome di USB Pubblico Impiego. È stato ribadito che l’operazione è finalizzata a generare un volume di affari di 900 milioni tramite la 3-I SpA, la cui governance è privata ed esterna agli istituti coinvolti. Tutto questo pone serissimi problemi sul controllo reale della sua attività, a partire dall’aggiramento delle norme di reclutamento del lavoro pubblico (il contratto di lavoro sarà probabilmente metalmeccanico) e fino alla normativa su gare e appalti pubblici.
Una deregolamentazione di fatto, a vari livelli. La lista precedente, difatti, non esaurisce le criticità nell’impianto della futura società. Il modello di governance dispone anche la presenza rilevante della Presidenza del Consiglio dei Ministri (esprime il presidente di 3-I SpA) e del Ministero del Lavoro e della Protezione Sociale nel consiglio di amministrazione della NewCo. Il che è evidentemente una forzatura del principio di autonomia e indipendenza dei tre enti, in punto di fatto e di diritto: il controllo diretto societario non può che prevalere sulle prerogative del controllo analogo in capo ai soci INAIL, INPS e ISTAT.
Di fatto una società privata che deciderà assunzioni, strategie e obiettivi sotto l’egida della Presidenza del Consiglio, rendendo INAIL, INPS e ISTAT subalterni, se non enti svuotati delle proprie funzioni essenziali e tenuti in vita come certificatori o bollinatori di servizi prodotti, controllati ed erogati altrove.
Resta sempre da chiarire, come chiesto dalla USB, il passaggio in pochi mesi dal progetto dei Poli Strategici Nazionali alla 3-I SpA. Senza peraltro avere sciolto il nodo che ha finora bloccato uno sviluppo bilanciato e ben regolato dei sistemi di interoperabilità sui dati pubblici: la connessione fra diritti di proprietà del dato e le condizioni per un suo uso legittimo rispetto alle funzioni degli Enti titolari della loro conservazione e trattamento. Di fatto si derubrica un fondamentale diritto di cittadinanza a questione di lana caprina.
Per il personale interno viene sempre promesso il biscotto avvelenato di incarichi nella costituenda società, pur nella prospettiva di cedere il passo ai 30-enni appena formati dall’università. E questa è la migliore delle prospettive: di gran lunga superiore a quella di chi dovrà accettare una assegnazione temporanea per motivi di ufficio, per cui non è prevista volontarietà.
Carote e bastoni che dovrebbero o stuzzicare o calmare gli animi di lavoratrici e lavoratori, di modo da assicurare al governo Draghi l’obiettivo fissato nel PNRR senza eccessivi fastidi: la possibilità, finalmente e all’ennesimo tentativo, di attribuire un valore di mercato alle basi di dati pubblici dei tre enti. Poi si sa le promesse se le porta via il vento ma intanto il risultato viene incassato. Senza mezzi termini il presidente ISTAT ha comunicato che l’operazione si “deve” fare: facile ipotizzare che i 900 milioni di fatturato fanno gola alle classi dirigenti di questo paese.
Per far digerire il boccone alle compagini sindacali più disponibili alla concertazione, a conclusione di un incontro che non ha risposto ad alcuna delle richieste di chiarimento ed anzi ha aggiunto confusamente nuove e implausibili motivazioni a sostegno del progetto, è arrivato il contentino della partecipazione ai tavoli per la definizione dello statuto e del contratto di servizio insieme alla calendarizzazione immediata di prossime riunioni. I quali tavoli, si apprende, sono già operativi sotto la supervisione del Ministero per innovazione tecnologica e transizione digitale, ossia la struttura del vertice governativo che sta pressando per la blindatura del progetto così com’è.
La USB ribadisce i motivi della sua opposizione allo schema di costituzione della 3-I adottato dal decreto: no alla privatizzazione definitiva dell’informatica pubblica e no allo svuotamento di funzioni core dei tre enti.
La USB sottolinea l’urgenza di un radicale ripensamento del progetto nei suoi elementi essenziali, per l’effettiva messa in sicurezza e il rilancio dell’informatica pubblica e con essa dell’attività core dei tre istituti.
La USB invita i lavoratori ISTAT a partecipare allo sciopero indetto il 20 per l’intera giornata con concentramento in piazza dell’Esquilino alle 10 per poi confluire a piazza Vidoni nel pomeriggio.