Al Presidente dell’ INPS
Prof. Tito Boeri
Al Direttore Generale vicario
Dott. Vincenzo Damato
Al Direttore centrale Risorse Umane
Dott. Sergio Saltalamacchia
Lettera aperta
Egregi Presidente, Direttore Generale e Direttore delle Risorse Umane,
siamo alla vigilia dell’8 marzo, data importante per la lotta ed il riconoscimento dei diritti delle donne nella vita sociale, ma soprattutto nel mondo del lavoro. Per questo motivo vorremmo portare alla Vostra attenzione la situazione attuale, così com’è percepita da molte colleghe e molti colleghi all’interno dell’Ente che dirigete.
In primo luogo vorremmo farvi conoscere il senso di smarrimento e frustrazione di fronte alle continue riorganizzazioni interne, che in questi anni non hanno migliorato il “servizio al cittadino”, ma hanno semmai prodotto svilimento professionale di lavoratrici e lavoratori che, un tempo (prima della riorganizzazione del 2009), erano ritenuti “funzionari” con elevate competenze professionali, riconosciute ed apprezzate dall’utenza.
Ora, con l’organizzazione attuale e la parcellizzazione del lavoro in settori a compartimenti stagni, le lavoratrici e i lavoratori hanno sempre di più l’impressione di essere dediti solo a rincorrere la statistica di produzione, rinunciando alla vera mission dell’Istituto, ossia l’attenzione all’utenza e l’erogazione puntuale di servizi importantissimi alle cittadine e ai cittadini.
Il vivere comune negli ultimi anni è peggiorato sia per l’aumento dei carichi di lavoro, contestualmente all’aumento dell’età anagrafica e all’assenza di turn over, sia per il continuo scarico di responsabilità normative e procedurali, con moniti sanzionatori, su chi il lavoro lo svolge nelle Sedi di Produzione. Per contro vi sono un’infinità di posizioni organizzative o indennizzate di dubbia utilità.
A questo clima non proprio sereno, con ordini e contrordini in merito alla statistica di produzione, si aggiunge il senso di “prigionia” nel vedere i propri dirigenti infliggere già al primo giorno di malattia visite fiscali rigorosissime, senza nessuna distinzione, come se ammalarsi fosse “una frode” e non un problema di salute per le lavoratrici e i lavoratori , considerata anche la cospicua decurtazione dello stipendio (circa il 30% della retribuzione giornaliera!). Pertanto, come vi è sicuramente noto, le lavoratrici e i lavoratori preferiscono spesso utilizzare le loro ferie, anziché utilizzare giorni di malattia.
Nelle ultime settimane abbiamo assistito attonite all’imposizione della mezz’ora di pausa pranzo, mascherata come misura irrinunciabile perché favorevole al lavoratore, senza la minima considerazione della volontà di rinuncia al buono pasto da parte di molte donne, operata per la conciliazione dei tempi da dedicare a lavoro e famiglia, esigenza tutelata da molti atti del nostro Istituto, nonché dalle norme nazionali ed europee. A questo punto molte colleghe si vedranno costrette a chiedere il part-time, che negli ultimi anni difficilmente viene concesso. E anche il telelavoro, purtroppo, in molte regioni non decolla!
Le donne dell’Istituto che in questi pesanti anni ci hanno sempre mostrato fiducia, comunicandoci i loro problemi e i loro sentimenti nell’ambito lavorativo, ci sollecitano a scriverVi questa lettera aperta, per chiederVi, quest’anno, di non augurarci solo a parole un BUON 8 MARZO, ma di risolvere attraverso azioni concrete i problemi da noi sollevati, al fine di ristabilire un clima di lavoro sereno e proficuo.
Fiduciose che affronterete positivamente questa sfida per sostenere e tutelare i vostri collaboratori, Vi porgiamo cordiali saluti.
LE LAVORATRICI INPS TRENTINO ALTO ADIGE