La fiction di Rai 1 “A muso duro”, con protagonista Flavio Insinna, seppure ben fatta porta sullo schermo una rimozione grave e che potrebbe sembrare incomprensibile.
Tutti i ragazzi protagonisti sono rappresentati, tutti tranne uno, come vittime di incidenti di varia natura che ne hanno determinato la loro invalidità grave. Solo uno è vittima di un gravissimo incidente sul lavoro, cade da un'impalcatura di cantiere e non potrà mai più camminare.
La storia, vera, è quella di Antonio Maglio, un medico che rivoluziona l'approccio nei confronti dell'invalidità fino a farsi promotore, con successo, dell'istituzione delle Paraolimpiadi.
Maglio era un medico dell'INAIL, l'Istituto nazionale di assicurazione per gli infortuni sul lavoro, e quella storia, così come i suoi protagonisti, è la storia vera di lavoratori veri, vittime di veri incidenti sul lavoro, che però sono praticamente scomparsi dalla fiction.
Perché cambiare la natura dei protagonisti? Perché omettere un fatto rilevante, cioè che si trattativa di lavoratori infortunati sul lavoro? Non può trattarsi di una scelta casuale, ma del tentativo di rimuovere la natura del problema che Maglio affrontava, perché di quel problema bisogna parlarne meno possibile, perché sarebbe sorto troppo facile il parallelismo tra gli anni '60 e l'oggi, ancora costellato da invalidi e morti sul lavoro che si contano a migliaia.
Poteva essere un'occasione per dare più forza a chi nel mondo del lavoro si batte per introdurre strumenti legislativi ulteriori che portino ad azzerare questa terribile piaga. Invece la Rai ha scelto di edulcorare la pillola, di nascondere la realtà, ha scelto di stare dalla parte di chi, da troppo tempo, di fronte agli omicidi e agli incidenti gravi sui luoghi di lavoro, ha scelto di girarsi dall'altra parte.
Un'occasione volutamente persa.
Unione Sindacale di Base