INIZIA LA BATTAGLIA PER IL RICONOSCIMENTO DEL “TEMPO DIVISA”.
Indossare la divisa e le scarpe è considerato tempo di lavoro in tutte le sedi di lavoro. Le Lavoratrici/Lavoratori, che hanno l’obbligo di indossare il vestiario assegnato, hanno il diritto al riconoscimento del “TEMPO DIVISA”.
Tutte le Amministrazioni, pertanto, hanno l’obbligo di trovare un accordo (Sindacale) che riconosca il tempo necessario per cambiarsi e per raggiungere il posto di lavoro.
Noi di USB, da tempo, abbiamo lanciato una decisiva battaglia per il riconoscimento del “TEMPO DIVISA”, una vertenza giustificata dalla direttiva comunitaria del 200, che sintetizziamo: “ L’orario di lavoro è qualsiasi periodo in cui il dipendente sia a disposizione del datore, nell’esercizio della sua attività e delle sue funzioni, compreso indossare una divisa o una tuta in esecuzione di disposizione dell’azienda, questa è un’attività che deve essere retribuita”.
Altre sentenze favorevoli si sono in seguito aggiunte, dove USB è presente molti accordi aziendali sono stati sottoscritti, molte vertenze sono state vinte da USB in tutta Italia.
Molto importante, ancora, è la posizione della Direzione Generale Sanità della Regione Lombardia in merito al riconoscimento del tempo di vestizione, che ha inviato a tutte le Direzioni Aziendali una nota, con la quale si chiarisce, senza più ombra di dubbio, che il tempo impiegato per la vestizione del personale deve essere retribuito.
Facciamo quattro conti: in un solo giorno di lavoro, tra vestirsi per iniziare un turno e spogliarsi prima di tornare a casa, si perdono tra i 10 e i 15 minuti. Se si considera una media di 10 minuti impiegati tra vestirsi e spogliarsi, in capo ad un anno di 260 giorni di lavoro, i minuti diventano 2.600, cioè quasi 43 ore ( 7 giorni di ferie o riposi in più), contando gli otto anni di arretrato spettanti (2003-2011) 2600 minuti x 8 anni fanno 20.800 minuti, pari a 357 ore (una media di 57 giorni di ferie o riposi in più, oppure queste ore di arretrato spettanti possono essere convertiti in euro e facendo una piccola ipotesi di € 10,00 all’ora al dipendente spetterebbero Euro 3570 pro capite: queste sono ferie o riposi mancati, altrimenti soldi regalati ai “Padroni".
Da questi conti sommari derivano le vertenze che USB ha deciso di avviare vertenze a livello Regionale e Nazionale in tutti i posti di lavoro, per portare Salario e diritti in un contesto dove Governi, Regioni, Padroni tagliano salari e diritti, col silenzio complice di CGIL, Cisl e UIL.
In alcune strutture è bastata la nostra comunicazione o il nostro volantino per “svegliare” gli altri sindacati che, spesso, non riescono a fare altro che rincorrere USB nella lotta per i diritti, non tanto per recuperare ma unicamente per ostacolare USB.
USB SANITA’ PRIVATA APRIRA’ IL CONFRONTO CON TUTTE LE AMMINISTRAZIONI E USERA’ GLI STRUMENTI PIU’ OPPORTUNI PER FAR RISPETTARE I DIRITTI DELLE LAVORATRICI E DEI LAVORATORI.
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