Si è svolta nei giorni scorsi a Roma la conferenza stampa indetta dall’Unione Sindacale di Base che ha sviscerato i contenuti dell'accordo in materia di rappresentanza e rappresentatività, sottoscritto il 31 maggio scorso da Confindustria, Cgil, Cisl e Uil, e le sue conseguenze sul mondo del lavoro. “Un accordo fra le parti che pretende di normare la vita e i diritti democratici di milioni di lavoratori e lavoratrici del settore privato – ha esordito Pierpaolo Leonardi, dell’Esecutivo Confederale USB – e si arroga il diritto di sostituirsi alla regolamentazione per legge dell’articolo 39 della nostra Costituzione”. “In questo modo, anche il Parlamento viene scippato delle sue prerogative”, ha evidenziato Leonardi, che ha chiesto ai Parlamentari presenti e a tutte le forze politiche di farsi portatori di “una legge democratica, che consenta la partecipazione dei lavoratori alla vita sindacale”. A questo proposito, l’USB ha consegnato il testo della proposta di legge di iniziativa popolare, elaborata unitamente ai giuslavoristi ed avvocati del Forum Diritti/Lavoro, incentrata sul principio che i diritti sindacali sono in capo ai lavoratori e alle lavoratrici e non alle organizzazioni sindacali (vedi proposta in allegato). Un principio diametralmente opposto a quanto previsto dall’accordo del 31 maggio, che porta ad una “privatizzazione della rappresentanza”, assicurandone il monopolio a Cigl Cisl Uil. “Molte inesattezze e vere e proprie falsità sono state dette su questo accordo”, ha dichiarato Fabrizio Tomaselli, dell’Esecutivo Confederale USB, che ha affrontato una dettagliata analisi dei concreti cambiamenti apportati dal protocollo (vedi scheda tecnica in allegato). “È errato sostenere che questo accordo sia improntato sulla legge che norma la rappresentanza nel Pubblico Impiego – ha precisato Tomaselli – basti pensare al fatto che, nel privato, le deleghe in busta paga sono obbligatorie solo verso i sindacati firmatari del contratto nazionale e questo accordo prevede che la rappresentatività venga proprio misurata anche sulla base delle deleghe e per i soli sindacati firmatari dell'accordo stesso”. “Un altro elemento pesantissimo – ha aggiunto Tomaselli – è che le RSU potranno essere attivate congiuntamente solo dalle organizzazioni sindacali firmatarie e che i diritti sindacali non sono più in capo al singolo RSU, eletto dai lavoratori, ma alle organizzazioni firmatarie dell'accordo del 31 maggio. Se a seguito di contrasti con la propria organizzazione un RSU decidesse di aderire ad un altro sindacato, decadrebbe dalla carica e gli succederebbe il primo non eletto della precedente organizzazione, vanificando così la libera espressione di voto dei lavoratori”. “Per ultimo ci preme sottolineare che se a Pomigliano fosse già stato in vigore questo accordo, la Fiom non avrebbe potuto scioperare contro l’accordo con Marchionne firmato da CISL, UIL e Fismic, eppure oggi la FIOM ritiene che questo sia un buon accordo”, ha sintetizzato il dirigente USB. “L’obbiettivo vero di questo accordo, è quello di svolgere un’azione preventiva contro il conflitto da parte dei lavoratori, che sta crescendo in tutto il Paese, e di disarmare quelle organizzazioni sindacali che sostengono questo conflitto. Noi metteremo in campo tutte le iniziative possibili, di mobilitazione, legali, sindacali, ed in tutte le possibili sedi, per contrastare questo accordo della vergogna”, ha concluso Leonardi.
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