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Roma Rifiuti

Acea, USB: basta distacchi, tassare gli extraprofitti per pagare il caro bollette

Roma,

L’Antitrust ha messo sotto inchiesta alcune aziende energetiche per pratiche commerciali scorrette, ovvero per l’aumento ingiustificato dei prezzi di luce e gas e per la risoluzione unilaterale dei contratti dei clienti considerati a rischio pagamenti. In questo clima di far west, dove le aziende tentano in tutti i modi di accaparrarsi i fondi del Pnrr, come se non bastassero gli utili milionari maturati in piena pandemia sulle spalle di lavoratori e cittadini, Arera anziché porre un tetto agli aumenti spropositati di luce e gas, fa spallucce e mette l'intera popolazione a rischio distacchi.

Nel frattempo, a Roma, Acea entra anche nel business dei rifiuti portandosi a casa la costruzione del mega termovalorizzatore voluto dal sindaco Gualtieri nella zona periferica romana di Santa Palomba, guarda caso proprio su terreni che sono anche di sua proprietà. E già sembra esser certo l’affidavit proprio ad Acea della costruzione e della gestione dell’inceneritore. Soldi che Acea non dovrebbe neppure tirar fuori di tasca sua, visto che li prenderebbe direttamente dai fondi pubblici stanziati per la transizione ecologica.

A sancire questo intento è arrivato il cambio repentino di amministratore delegato con l’elezione di Fabrizio Palermo, uomo assai caro a Caltagirone, che per questo incarico verrà remunerato il doppio del precedente AD, ovvero ben € 1.650.000,00 l'anno. Soldi che potrebbero essere spesi per la città di Roma in tantissimi altri modi ma che, alla faccia della povertà dilagante, finiranno nelle tasche di un singolo cittadino…

Una scelta che non lascia dubbi neppure sul ruolo che il PD continua ad avere nella scalata di Acea, già tra i principali gestori delle reti elettriche ed idriche nel Lazio, che punta a diventare unico gestore del trattamento dei rifiuti nella Regione. Intento che fa il paio guarda caso con le recenti pressioni che i comuni della Regione stanno ricevendo dal presidente Nicola Zingaretti affinché cedano proprio ad Acea i servizi idrici ancora gestiti in house.

E mentre la multiutility romana tenta la sua ascesa nel mondo della “monnezza”, continua a speculare sugli utenti che faticano a pagare puntualmente le bollette di luce e gas, operando centinaia di distacchi anche dopo una sola bolletta insoluta.

Peccato che Acea abbia dato in appalto ad aziende private l’emissione e il recapito delle bollette e sembra non tener conto che le stesse arrivino sistematicamente in ritardo e frequentemente anche dopo la scadenza ultima di pagamento. Un disservizio che non possono pagare in nessun modo i cittadini, costretti a ricorrere alla vergognosa rateizzazione e con non poche peripezie.

Al netto delle esigue forze dedicate ad un servizio che soprattutto di questi tempi andrebbe potenziato, la scelta di Acea è di dedicare un numero maggiore di operatori al numero contenuto di cittadini che sono ricorsi al mercato libero, anziché a quelli del mercato tutelato, a tutt’oggi notevolmente più diffuso. Una diabolica divisione in cittadini di serie A e serie B, anche nell'indigenza! E questo la dice lunga sullo stato di disinteresse nel quale negli anni Acea ha relegato i servizi pubblici, per privilegiare quelli dove si garantisce il lauto profitto.

Finanche il recupero dei crediti vantati da Acea è stato appaltato. Segno questo che l’azienda non ha alcuna premura di trovare soluzioni che possano andare incontro agli utenti morosi, per necessità e non di certo per imperizia. Ma cosa ancor più sconvolgente è che annualmente Acea cede questi crediti, soprattutto alle banche, beneficiando così di importanti sgravi fiscali su somme tutt’altro che contenute e garantendosi dagli istituti bancari fidejussioni e prestiti a lungo termine. In sintesi, anziché reinvestirli nell'efficientamento dei servizi alla collettività, diventano un’ulteriore occasione di lucro.

Questo drammatico quadretto è ciò che si è determinato con la scelta della politica di far entrare nella gestione dei servizi pubblici i soci privati. Un modello che si è ampiamente dimostrato fallimentare per cittadini e lavoratori. Per questo riteniamo che la soluzione non possa che essere l’esproprio degli extraprofitti di quelle aziende che, come Acea, continuano a macinare milioni di utili, al fine di destinarli alle famiglie per calmierare il costo delle bollette, pagare le morosità e bloccare quindi i distacchi forzosi, nonché alla ripubblicizzazione al 100% di tutti i servizi gestiti da Acea.

Solo nel 2021 il gruppo Acea ha portato nelle tasche dei soci 313,3 milioni di euro e nel primo semestre del 2022 ha già aumentato del 10,4% gli utili raggiunti lo scorso anno.

Ci pensino le ricche imprese a pagare la crisi!

USB Lavoro Privato

Roma, 25 ottobre 2022