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Privato

ACQUA. SI TORNA IN PIAZZA! Il 4 dicembre tutti a Roma

Nazionale,

In allegato il volantino

Si torna in piazza a sostegno di 1.400.000 persone che hanno chiesto di esprimersi su un bene primario ed indispensabile come l’acqua.


Si torna in piazza per sostenere i 3 referendum che hanno la finalità di togliere i profitti dall’acqua e di ripubblicizzare il servizio idrico.


Mai in tutta la storia referendaria nel nostro Paese è stato raggiunto un risultato così eclatante.


Ma in particolare si torna in piazza perché adesso la parola deve passare ai cittadini, per esprimersi attraverso il voto referendario, ma tutto deve avvenire senza ulteriori passi in avanti dei processi di privatizzazione che già sono in atto, altrimenti si corre il rischio di andare a votare a “giochi fatti”.


Per evitare questo oggi siamo in tante piazze d’Italia per chiedere la moratoria delle scadenze del decreto Ronchi fino ad elezioni avvenute.


Vogliamo sottolineare come questo decreto sia in completa controdenza rispetto alla normativa europea la quale “ammette la gestione diretta dei servizi pubblici locali da parte delle autorità pubbliche nel caso in cui lo Stato Nazionale ritenga che l’applicazione delle regole di concorrenza ostacoli la “speciale missione” dell’ente pubblico”.


Ovvero da parte della comunità europea non c’è nessun veto
alla gestione pubblica del servizio.


Questo perché molte volte la gestione privata rappresenta solo delle perdite per la collettività e utili solo per le società private.


Il Decreto Ronchi viaggia invece in senso contrario imponendo la strada della privatizzazione solo quando conviene al privato e non al pubblico.


La strada della privatizzazione nasce in Italia molto prima del Decreto Ronchi, nel 2001, quando fu deciso che la gestione diretta pubblica doveva essere sostituita dal modello “in house” cioè di una gestione con società a totale o parziale partecipazione pubblica.


L’ultima sentenza della Corte Costituzionale sui servizi pubblici ribadisce la libertà di scelta da parte di chi governa senza imporre nessun obbligo verso la privatizzazione.


Questo però non è stato recepito dal Sindaco Alemanno e dalla sua maggioranza che durante la votazione nel consiglio straordinario del 24 novembre scorso hanno dimostrato una ennesima prova di ottusità.


Un consiglio comunale quasi blindato dove la gente veniva fatta entrare con il contagocce e dove, dopo che i rappresentanti dei movimenti dell’acqua e del sindacalismo di base avevano, con notevole anticipo, chiesto un incontro, si è rimasti in attesa oltre quattro ore prima di essere ricevuti dal capo gruppo della maggioranza al quale si è chiesto di votare a favore della moratoria  in rispetto della democrazia e a favore di chi, con le loro firme, hanno chiesto di esprimersi con il voto.


Ma dato che la democrazia non rientra nelle priorità di questo governo capitolino, la maggioranza ha votato contro.


L’USB insieme ai movimenti dell’acqua non abbasserà la guardia e continuerà la sua battaglia dentro e fuori l’Acea, chiederemo di conoscere il nuovo (?) piano industriale di Acea, chiederemo di sederci a un tavolo sindacale in cui discutere del futuro di Acea e dei suoi lavoratori, lotteremo contro l’aumento delle tariffe idriche, ci batteremo affinché l’Acea investa i suoi capitali per ridurre i livelli di arsenico presenti in moltissimi comuni da lei gestiti anziché distribuirli ai suoi azionisti.

4 Dicembre 2010 a Roma
Piazza SS. Apostoli dalle ore 11,00