CORRUZIONE E TRUFFA
Case popolari, affitti gonfiati con tangenti
a funzionari del Comune e della Regione
Sequestrati 9 milioni a 4 consiglieri di coop edilizie colpiti da misure interdittive
ROMA - Erano case popolari destinate agli anziani, ai disabili, alle coppie giovani, ai meno abbienti. Avrebbero dovuto essere affittate a canoni agevolati, invece gli inquilini hanno pagato molto di più del dovuto. E non solo: chi ha raggirato i conduttori, ha distribuito tangenti a funzionari del Campidoglio e della Regione per far sì che chiudessero un occhio sui controlli previsti. È questo il quadro ipotizzato dalla Procura di Roma nell'inchiesta sul consorzio Vesta, che raduna una trentina di cooperative edilizie. E dopo il sequestro di 326 appartamenti a Spinaceto, il 28 novembre 2012, mercoledì la Finanza ha bloccato 9 milioni di euro tra immobili, depositi, titoli e conti correnti a 4 consiglieri di amministrazione del consorzio e di una delle cooperative associate. Ai 4, indagati per truffa aggravata ai danni dello Stato e corruzione, è stato imposto il divieto temporaneo di esercitare i propri uffici direttivi. Per gli stessi reati è stato iscritto a«modello 21» un altro consigliere, mentre i funzionari del Campidoglio e della Regione che avrebbero intascato le tangenti sono ancora da identificare.
LA DENUNCIA DEL SINDACATO - L''inchiesta è partita dalla denuncia dell'AS.I.A./Usb, che ha raccolto le segnalazioni degli inquilini che avevano riscontrato una serie di anomalie nella stipula dei contratti di locazione degli immobili, e si è rivolta all'avvocato Vincenzo Perticaro. Il pm Francesco dall'Olio ha affidato le indagini al Nucleo tributario delle Fiamme gialle, che hanno scoperto che gli affitti reali erano di gran lunga superiori a quelli previsti dalla normativa di settore. Gli inquilini, ha calcolato la Finanza, hanno pagato 1.434.272 più del dovuto. E il consorzio ha percepito contributi regionali pari a 7.604.517. La somma, che supera i 9 milioni di euro, secondo l'accusa rappresenta il quantum sottratto al Campidoglio, alla Regione Lazio e ai singoli conduttori. Anche grazie alla complicità dei funzionari pubblici pronti ad aiutare Vesta in cambio di tangenti.
Lavinia Di Gianvito
25 aprile 2013 | 17:00
Quattro indagati anche per truffa aggravata. Sequestrati beni immobili e disponibilità per 9 milioni di euro. Si indaga sui contributi pubblici per l'edilizia popolare. Agli inquilini venivano applicati canoni di affitto superiori a quelli previsti
Truffa aggravata ai danni dello stato e di enti pubblici e concorso in corruzione di funzionari del Comune di Roma e della Regione Lazio. Con queste accuse i finanzieri del Comando Provinciale di Roma ieri hanno notificato a 4 componenti del Consiglio di Amministrazione di un Consorzio di Cooperative Edilizie e di una società Cooperativa la misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare i rispettivi uffici direttivi ed eseguito il sequestro preventivo di beni immobili e disponibilità finanziarie per oltre 9 milioni di euro.
L'operazione, che fa seguito al sequestro preventivo di 326 immobili effettuato il 28 novembre 2012, si inserisce nelle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Roma ed eseguite dalle Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Tributaria, per l'erogazione di contributi pubblici a sostegno dell'edilizia popolare nonché per le procedure di concessione di aree del Comune di Roma per la realizzazione di immobili di edilizia sovvenzionata, da cedere successivamente in locazione permanente a canoni di affitto agevolati. Indagini avviate a tutela di numerosi inquilini che avevano denunciato, attraverso un sindacato di categoria, una serie di anomalie nella stipula dei contratti di locazione degli immobili realizzati anche grazie a finanziamenti pubblici e che avrebbero dovuto essere affittati a canone agevolato a soggetti rientranti in particolari categorie protette. In realtà, sin dai primi approfondimenti, era emerso che agli inquilini erano stati applicati canoni di locazione di gran lunga superiori a quelli previsti dalla normativa di settore. La differenza fra gli importi dei canoni di locazione corrisposti e quelli correttamente rideterminati, pari a 1.434.272, sommata al contributo regionale percepito, pari ad 7.604.517, per totale di oltre 9 milioni di euro, rappresenta il quantum dell'indebita percezione ad opera del Consorzio e della Cooperativa, in danno al Comune di Roma, alla Regione Lazio ed ai singoli conduttori. Oltre al reato di truffa aggravata, gli indagati devono anche rispondere dell'accusa di concorso in corruzione per aver dato danaro o altra utilità a funzionari del Comune di Roma Capitale e della Regione Lazio preposti ai controlli.
(25 aprile 2013)