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Agenzie Fiscali - Meno trentacinque


Un anno fa migliaia di Lavoratori delle agenzie Fiscali firmavano una petizione per chiedere certezza sui tempi e sulle modalità di retribuzione dei fondi del “comma 165”.

 

In tutto questo tempo le Agenzie non hanno fatto nessun concreto passo per chiedere le modifiche dell’attuale meccanismo in Finanziaria, limitandosi, nel verbale delle ultime due Convenzioni, a prendere un generico impegno di modifica “entro giugno” del sistema convenzionale.

 

Mancano 35 giorni alla scadenza del rinnovato impegno. Per noi la modifica del modello convenzionale è intimamente connessa con la necessità irrimandabile di dare certezza alla retribuzione accessoria del personale, che deve essere quantificabile preventivamente e inserita a pieno titolo nel budget che con la Convenzione il Ministero assegna alle Agenzie.

 

Questa è l’unica soluzione per recuperare il rapporto, oggi perduto, fra lavoro svolto e certezza della retribuzione, ed è l’unica risposta a chi chiede produttività a fronte di incentivi, salvo poi, una volta ottenuta,  trattarli come regalie, lasciandoli in balia degli umori del ministro di turno.

 

Non tolleriamo che le mobilitazioni dei Lavoratori siano messe a tacere dai soliti solenni impegni dei Direttori delle Agenzie e del Capo del Dipartimento delle Finanze,  puntualmente disattesi una volta calmate le acque.

 

Perciò noi non lasceremo che le acque si calmino e terremo viva l’attenzione dei Lavoratori su un argomento - il nostro salario accessorio - che troppo spesso viene impropriamente usato per alimentare gogne mediatiche e “lotte fra poveri”. Quest’anno è la Guardia di Finanza che, attraverso il COCER, reclama una fetta della torta (del comma 165). E mentre intorno alla "torta" crescono gli appetiti, cominciano a circolare voci di rilievi e richieste di chiarimenti da parte della Corte dei Conti, con buona pace di chi appena un mese fa quantificava le cifre pro capite di cui avrebbero beneficiato i Lavoratori.

 

È questo quello che intendiamo quando affermiamo che qualcuno usa la retribuzione della nostra produttività come una regalia. Non si può a risultati acquisiti stabilire a chi, quanto e con che modalità andranno i soldi del nostro lavoro svolto nel 2006. Le regole devono essere chiare e stabilite preventivamente. Questione di serietà per chi ha il potere di stabilirle, di dignità per chi lavora.

 

Senza la certezza degli importi, le Agenzie non hanno inserito il “comma 165”  nella costituzione dei fondi aziendali. Quindi non solo queste somme non sono arrivate nelle tasche dei Lavoratori ma, in mancanza degli accordi, non si conoscono ancora le modalità con cui verranno distribuite. Nel frattempo l’attacco ai lavoratori pubblici si è inasprito e le Agenzie, a giudicare per ora dall’accordo di Trento e dalla bozza di revisione del CCNI delle Dogane, si preoccupano di rifarsi il trucco per adeguarsi al nuovo clima politico, trasformando consistenti fette di produttività collettiva in individuale.

 

I Lavoratori oggi devono avere la sensibilità per prendere atto che il sistema di diritti ai quali sono abituati si sta rapidamente sgretolando e che la possibilità di un lieve miglioramento retributivo, che verrebbe dal salario accessorio, sta per essere trasformata nel miraggio di una carotina da mordere eventualmente solo dopo aver assaggiato la consistenza di un nodoso bastone.