Finalmente allo scoperto, fuori dagli uffici e sotto il caldissimo sole di luglio i Lavoratori delle Agenzie Fiscali si sono ripresi un pezzetto della loro dignità e hanno seminato affinché rinascano frutti buoni anche sulle piante dei diritti e del salario. Dai Lavoratori è arrivata una risposta chiara, forte, piena di civiltà e di dignità contro la politica che insulta e che rapina, contro i ministri che disinformano e che offendono, contro tutto ciò che ha messo in dubbio l'integrità dei Lavoratori e messo in pericolo la loro stabilità economica, fatta già di rinunce e di equilibrismi quotidiani. I Lavoratori che non ci stanno a essere massacrati dall'ideologia del fannullonismo e dell'assenteismo, quelli che non vogliono essere trattati come truffatori o finti ammalati, quelli che hanno già pagato il prezzo della produttività spinta e delle meritocrazia e si sono visti togliere quel poco di risorse che finanziava il loro salario accessorio, si sono presi la piazza romana simbolo della politica che ha perso la bussola e l'hanno riempita di suoni e di colori per dire al Paese, al Parlamento e al Governo, con pacatezza e fermezza, che l'ora degli insulti è finita.
I Lavoratori del Fisco erano in sciopero, accanto a centinaia e centinaia di altri colleghi Pubblici Dipendenti che sono venuti a riempire Piazza di Monte Citorio e poi a ingrossare il serpente che ha raggiunto Palazzo Vidoni, sede istituzionale del brunettismo avvelenato. È prematuro parlare di cifre anche se le percentuali di adesione registrate in piccoli e grandi uffici da nord a sud, raccolte mentre la piazza ancora era piena, dicono che il 16 luglio 2008 sarà una data da ricordare. Percentuali mai viste prima nelle Agenzie Fiscali, adesioni oltre il 60% in uffici anche di grandi dimensioni, corridoi deserti e stanze vuote, front office chiusi a mezzogiorno. Uffici vuoti e piazze piene a Roma, Milano, Padova. Torneremo alle cifre. Per noi era importante che i Lavoratori si prendessero una rivincita e si riscaldassero il cuore gelato dai vili attacchi subiti da troppo tempo in silenzio. Per noi era importante che ciò avvenisse attraverso lo strumento più alto e più dignitoso che ancora oggi un Lavoratore ha per affermare ciò in cui crede e ciò che sente. Chi è rimasto nel chiuso delle stanze ha perso un'occasione per farsi vedere e sentire. Chi non ha scioperato ha perso un'occasione per dimostrare che sbagliano i detrattori dei pubblici dipendenti.
Il decreto 112/08 continuerà la sua strada. È un fatto che ieri alle 15 avrebbe dovuto iniziare il suo iter di conversione in legge e che tutto è stato rimandato. Potremmo dire che lo sciopero ha fermato il decreto; più realisticamente sappiamo che bolle in pentola un maxi-emendamento governativo che ne cambierà i connotati. Questo ce lo hanno detto gli esponenti di maggioranza e di opposizione incontrati nel corso della giornata di mobilitazione. Fra piazza e palazzo abbiamo colto più di un segnale che alcune cose cambieranno. La medicina resterà amara, non illudiamoci, e il prossimo autunno la dose sarà irrobustita da altri provvedimenti legislativi figli della generazione memorandum. La delegazione RdB delle Agenzie Fiscali si è incontrata con l'On. Pier Luigi Bersani ministro-ombra dell'Economia e Finanze, con il senatore Barbolini firmatario della “famosa" interrogazione parlamentare sulla Guardia di Finanza e con il capogruppo dell'opposizione alla Commissione Finanze della Camera, On. Fluvi per chiedere una presa di posizione chiara circa il ripristino del nostro salario di produttività. Il testo integrale della memoria consegnata ai tre esponenti dell'opposizione è pubblicato sul nostro sito. Poco prima di mezzogiorno c'era già stato l'incontro con l'On. Castro, esponente della maggioranza. Da una parte e dall'altra sono stati presi impegni. Che la modifica arrivi da destra o da sinistra poco ci importa, purché venga ripristinato un livello minimo di diritti e salario che non può che coincidere con ciò che c'era prima del decreto 112/08. La dignità i Lavoratori se la sono ripresa da soli, dimostrando che quella non si toglie per decreto.
Abbiamo anche chiaramente detto che il nostro salario accessorio non può più essere sottoposto ai venti della politica. La nostra proposta di una modifica legislativa del Comma 165 che assicuri stabilità e certezza al salario vale, oggi più di ieri. Solo che oggi, alle 17mila firme raccolte nel marzo 2007 si aggiungono le migliaia di Lavoratori che hanno scioperato e questo le dà ulteriore forza. Qui si è arrivati e da qui si parte in vista dell'autunno prossimo. La differenza fra il 15 luglio e il 17 luglio è che i Lavoratori hanno capito che quando piove fango si può sempre aprire l'ombrello.