COMUNICATO STAMPA
Siamo in presenza di un attacco profondo ai diritti democratici costituzionalmente tutelati ed indisponibili sul provvedimento anti sciopero varato dal Consiglio dei Ministri. Dopo le ronde, le restrizioni ai cortei e alle manifestazioni, le cariche agli operai, oggi si cerca di impedire il conflitto sociale ben sapendo che i costi della crisi si stanno scaricando proprio sui lavoratori. Le caute dichiarazioni di apprezzamento a questo orrendo provvedimento da parte di esponenti del centro sinistra e di sindacalisti fanno pensare che il sonno della ragione stia generando mostri.
Non c’è un nesso reale tra i diritti degli utenti e quelli dei lavoratori non solo perché i lavoratori sono essi stessi utenti, ma perché i dati statistici presentati a sostegno del provvedimento sono a dir poco strabici. Ad esempio, le aziende del Trasporto Pubblico Locale che operano in Italia sono oltre 1500 e, in base a quanto riportato dalla Commissione di garanzia, solo in un azienda su 6 si è arrivati allo sciopero. Di contro nessuno dice che il Contratto di lavoro degli Autoferrotranvieri è scaduto da oltre 14 mesi il che non è accettabile in tempi di crisi; nessuno rileva che su questi ritardi, tutti attribuibili ai datori di lavoro e non ai lavoratori, non era e non è prevista alcuna sanzione. E’ quindi evidente che il motivo della stretta è un altro, e non è da ricercare nei disagi all’utenza.
Oltre a batterci fin dalle prossime ore perché il decreto sia ritirato e stracciato, cominceremo a ragionare anche su nuove forme di lotta che mantengano alta la mobilitazione a partire dalla manifestazione antirazzista dell'8 marzo ad Alessandria e per proseguire con la manifestazione del 28 marzo a Roma in occasione della riunione dei ministri del welfare del G14 e con lo Sciopero Generale del 23 aprile con manifestazioni regionali.. Allo sciopero non rinunciamo, e se necessario sfideremo una legge iniqua e antidemocratica come quella che si prospetta.
Lo sappiano Sacconi, Berlusconi e Bonanni.