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In Primo Piano

Alitalia: che non siano soltanto chiacchiere in libertà

Nazionale,

L’Unione Sindacale di Base ha inviato questa mattina a tutti i gruppi parlamentari una nota sugli ultimi sviluppi della vicenda Alitalia, riaffermando l’importanza di superare il piano della propaganda per trasformare le dichiarazioni reboanti in azioni concrete, non parziali e/o temporanee.

Finora USB ha potuto ricavare dalle notizie che si succedono su proprietà e possibili alleanze, l’idea di un futuro indeterminato, fatto di luci e ombre. In particolare sono positivi i seguenti punti:

  • Il rilancio di Alitalia all'interno di un sistema intermodale che potrebbe vedere una importante e produttiva integrazione tra il trasporto ferroviario e quello aereo. L'intervento diretto delle Ferrovie, da noi auspicato e proposto da oltre quindici anni, anche se inascoltati e spesso derisi, rappresenterebbe quindi un elemento molto qualificante.
  • La candidatura di Delta, in pratica la più grande compagnia del mondo, a essere l'alleato industriale più importante di Alitalia. Anche in questo caso abbiamo sempre sostenuto che il partner principale di Alitalia debba essere una grande compagnia non europea, perché qualsiasi vettore del nostro continente è fortemente concorrenziale con Alitalia. Lo dimostrano i gravi danni degli accordi con Air France: per anni abbiamo alimentato lo scalo di Parigi, demolendo il potenziale economico ed industriale non solo di Alitalia, ma dell'intero indotto aeroportuale italiano.
  • L'alleanza con EasyJet, che se fosse chiara nei suoi limiti e nelle sue specificità, fornirebbe un enorme e valido feederaggio da tutto il continente verso Fiumicino e Malpensa, da dove dovrebbero partire la maggioranza dei voli intercontinentali di Alitalia.
  • La volontà del governo di ritenere fondamentale il mantenimento del controllo pubblico di Alitalia, che diventerebbe nuovamente anche uno strumento di diffusione del prodotto italiano, del made in Italy in tutto il mondo, oltre che il mezzo principale attraverso il quale sviluppare il turismo nel nostro paese.    
  • La dichiarazione esplicita di non voler produrre alcun esubero tra le lavoratrici ed i lavoratori di Alitalia.


Sottolineando che si tratta per ora soltanto di buoni propositi, sono necessarie ulteriori precisazioni.

  • La strada migliore per assicurare all'Alitalia uno sviluppo certo, solido e duraturo, a prescindere dai piani industriali e dalle ipotesi sulle alleanze, è la nazionalizzazione. Il controllo pubblico di Alitalia dichiarato dal governo, diretto o indiretto che sia, pur non essendo la soluzione auspicata, potrebbe rappresentare una via di mezzo e comunque un passo avanti soltanto se esso fosse reale e numericamente verificabile, stabilendo in modo chiaro che l'ultima parola su investimenti e strategie è del proprietario pubblico.
  • Il piano industriale e i relativi finanziamenti devono essere consistenti per assicurare un reale e duraturo sviluppo. Per fare questo, oltre a reinternalizzare molte attività, a cominciare dalle manutenzioni, è indispensabile sviluppare la flotta degli aerei di lungo raggio. Sulle linee intercontinentali che producono più reddito e che sono meno soggette alla concorrenza low-cost, si costruisce il futuro della compagnia. Con un piano che preveda un avvio con un iniziale incremento sostanzioso di nuovi aerei e complessivamente almeno il raddoppio della flotta di lungo raggio nell'arco dei tre anni di piano, anche trovando sul mercato del leasing le macchine disponibili.
  • Qualsiasi piano industriale per Alitalia non sarebbe sufficiente ad assicurare lo sviluppo se non inserito in un quadro di riferimento certo e regolato del trasporto aereo nazionale. Diventato terra di conquista per low-cost e altre compagnie europee, quello italiano non è, di fatto, un “sistema” ma soltanto una grande prateria dove poter far profitti a scapito della produzione interna e di Alitalia. L'attività low-cost è stata purtroppo considerata un'opportunità a prescindere dalle irregolarità, dalla concorrenza sleale, dai finanziamenti elargiti da enti locali e aziende di gestione aeroportuale per accaparrarsi qualche volo in più. È necessario rimettere mano all'intero settore e costringere tutti a rispettare leggi e regole oggi ignorate o eluse.
  • Non possono esistere esuberi. Anzi, è il caso di prevedere il rientro di quanti, espulsi dal settore, si trovano oggi senza pensione e senza lavoro. È bene evitare gli errori del passato determinati da una gestione spesso arrogante e incompetente e non va neanche preso in considerazione l'azionariato ai dipendenti, fallito miseramente anni fa e oggi sponsorizzato nuovamente da qualche sindacalista. Vogliamo comportamenti chiari e corretti da parte aziendale e nessuna commistione di interessi e di gestione con il sindacato: ognuno faccia bene e correttamente il proprio lavoro. Inoltre è fondamentale che il governo costringa tutte le compagnie aeree ad aderire al Contratto nazionale dei lavoratori delle compagnie aeree, unica vera garanzia per ottenere stesse condizioni salariali e normative e non mantenere sacche di sfruttamento intensivo come avviene oggi in alcune low-cost.


È tempo di affrontare i problemi seri di questo paese in tutti i settori produttivi. Per l'Ilva si era parlato di nazionalizzazione e poi si è arrivati ad una soluzione che, pur tutelando per molti versi i lavoratori, tutto è meno che una nazionalizzazione.


Vedremo se per Alitalia le dichiarazioni del governo si trasformeranno in azioni concrete e coerenti. In caso contrario sicuramente i lavoratori sapranno contrapporsi in modo adeguato.



USB LAVORO PRIVATO