A 10 anni esatti dalla nascita della nuova Alitalia CAI, quella dei capitani coraggiosi, nel gennaio 2009, i risultati sono sotto gli occhi di tutti:
La decisione di privatizzare e di finanziare i licenziamenti fatti nel solco del liberismo più ottuso e miope ha portato a piani di ridimensionamento che sono costati alla collettività quasi 4 miliardi di euro senza produrre un singolo posto di lavoro in più o un solo euro di beneficio per il Paese.
Per inciso, nessuno mosse un dito per quei licenziati che prima si dovettero scontrare con un sistema giudiziario e poi bussarono a ogni porta per riavere un lavoro fino a diventare una moneta di scambio per le aziende. Ancora oggi, per bocca di qualcuno, quei licenziati passerebbero come inevitabili vittime sacrificali. Per quei licenziati USB indisse scioperi per due anni, partecipati solo dai propri delegati. Ora e per sempre, sulle mostruosità di CAI, ciascuno faccia la sua ammenda perché niente del genere possa mai più accadere. Quanto all’azienda:
Meglio sarebbe stato farne subito un’azienda pubblica traino della produzione di tutto il settore.
Siamo a oggi, dicevamo, con i problemi non più rinviabili per il rilancio di Alitalia. Nell'incontro del 12 dicembre, ci è stato detto, che le prime settimane del 2019 sarebbero state quelle decisive per le sorti della Compagnia e delle migliaia di suoi dipendenti. Arriviamo a questo passaggio con le rassicurazioni fornite dallo stesso Ministro Di Maio su unicità aziendale e su occupazione e la promessa d’incontri previsti a metà mese (cioè in questi giorni!) e con l’impegno di una convocazione per l'avvio del tavolo della riforma del trasporto aereo presso il Ministero dei Trasporti intorno alla medesima data.
ANCORA NON ABBIAMO NOTIZIA DI QUESTI TAVOLI!
Prendiamo atto se dopo anni di massacri industriali si torna a parlare di rilancio e d’intervento dello Stato, questioni ritenute da molti del tutto impossibili però vediamo che il tempo passa e troppi tasselli non sono ancora al loro posto.
USB teme che, aldilà delle buone intenzioni e delle troppe dichiarazioni, l’intervento del Gruppo FS senza un vero controllo da parte dello Stato, porti un’altra volta i lavoratori Alitalia alle possibili condizioni “prendere o lasciare”, poste dagli eventuali partners, siano essi compagnie aeree, fondi d’investimento o altri soggetti che faranno certamente i loro interessi, prima di tutto.
Le notizie che leggiamo fanno aumentare le preoccupazioni tanto è vero che la proposta Lufthansa e lo “spezzatino” rimangono sullo sfondo come “piano B” da utilizzare se tutto dovesse andare storto.
Dovremo accontentarci ancora una volta di una soluzione transitoria e rinviare i progetti di rilancio a un momento successivo oppure potremo finalmente e definitivamente voltare la pagina su un passato di gestioni pessime che hanno solo portato nuove ristrutturazioni?
I soldi per Alitalia e per un progetto che riguardi la trasformazione dei processi del traporto aereo si devono trovare e non devono essere usati solo per salvare banche in bilico, come ultimo esempio CARIGE.
L’unica possibilità di far tornare questa Compagnia a essere una grande azienda italiana è quella d’invertire la rotta rispetto ai dieci anni passati a rincorrere privatizzazioni senza senso con un'operazione basata sui 4 punti da noi elencati al Mise:
- Rilancio dell’Azienda, unicità aziendale e internalizzazione processi;
- Zero esuberi;
- Salvaguardia contrattuale;
- Riforma dell'intero sistema del Trasporto Aereo e intervento sul dumping
contrattuale.
Un investimento importante di carattere politico oltre che finanziario che può fare solo l’unico attore che ne abbia le capacità e le disponibilità: lo Stato Italiano.
E’ il momento di aprire la discussione sul merito delle soluzioni; la storia travagliata di Alitalia ci insegna che non si può arrivare all'ultimo minuto né si può pensare di tenere i lavoratori all’oscuro delle scelte strategiche che si stanno facendo in queste settimane.
E’ FONDAMENTALE CHE ENTRO POCHI GIORNI IL GOVERNO SI FACCIA GARANTE DEL FUTURO DI ALITALIA E DEL TA CON LA CONVOCAZIONE DEI DUE TAVOLI, COME IL MINISTRO DI MAIO SI E’ IMPEGNATO A FARE IL 12 DICEMBRE.
I LAVORATORI NON POTRANNO RIMANERE SPETTATORI PER ALTRO TEMPO, VISTO CHE A MARZO SCADRANNO CONTRATTI E CASSA INTEGRAZIONE.
I LAVORATORI NON ASPETTERANNO SENZA FARE NULLA!
AL RILANCIO NON C'E' ALTERNATIVA!
14 gennaio 2019