Icona Facebook Icona Twitter Icona Instagram Icona Telegram Icona Youtube Icona Rss

Studenti Formazione

Alternanza scuola lavoro o Formazione professionale, il risultato non cambia: Lorenzo ucciso dal sistema che doveva formarlo

Nazionale,

Lorenzo, il ragazzo morto mentre “si formava” in un cantiere, non era in Alternanza Scuola Lavoro, ma svolgeva uno stage per un corso di Formazione Professionale Regionale. Ci tiene a sottolinearlo il presidente della rete ATI del Friuli Venezia Giulia, Gabriele De Simone, che spiega come il percorso dei Centri per la Formazione Professionale nasca con una declinazione “aziendale”.

Bene, allora forse vanno dette alcune cose sulla Formazione Professionale in generale e sui Centri di Formazione Professionale (CFP).

In primo luogo, è bene sottolineare che l’intera Formazione Professionale, anche quella degli istituti statali, si sta schiacciando sul modello dei CFP, che è un modello in cui prioritario è il rapporto con le aziende, prioritarie sono le esigenze delle aziende. L’Alternanza Scuola Lavoro (oggi PCTO) è modellata su questa visione, su questa idea di formazione a stretto contatto e, in parte, alle dipendenze delle esigenze delle aziende.

Il modello, sebbene leggermente diverso da regione a regione, prevede che quanto viene dato di “culturale” a questi studenti giri completamente intorno a un progetto (chiamato prodotto o capolavoro in alcune regioni) legato all’indirizzo professionale scelto.

In secondo luogo, i corsi professionali in molte regioni sono entrati anche negli Istituti Professionali statali, con classi di CFP inserite dentro percorsi più “tradizionali”; quindi, i due modelli formativi sono ormai assolutamente intrecciati. Non solo, le riforme dei professionali (e l’ennesima la promette Bianchi nei prossimi mesi) sono andate tutte nella direzione di appiattirli su questo modello, impoverendo la componente culturale e quella laboratoriale interna alla scuola e dando sempre più spazio alla formazione in azienda.

In terzo luogo, ed è la questione più importante, nei corsi dei Centri di Formazione Professionale e nei corrispettivi corsi degli Istituti Professionali finiscono i ragazzi che alle medie escono con il 6, o quelli bocciati più volte in diversi istituti. Detto fuori dai denti, ci finiscono i più deboli e spessissimo i più poveri, i figli di immigrati, gli appartenenti ai ceti subordinati.

Questo per dire con chiarezza che la formazione professionale, il cui modello a nostro avviso andrebbe ripensato in toto, è riservata a coloro che dovranno ricoprire i ruoli più bassi nel mondo del lavoro, quelli più precari, quelli più sottopagati.

Le regioni per decenni hanno incensato questo modello, senza mai fare un’analisi critica di come sia strutturato, chiudendo gli occhi su cosa sia il mercato del lavoro in cui i ragazzi vengono inseriti, un mondo in cui muoiono più di tre lavoratori al giorno, più di un migliaio in un anno, letteralmente uccisi dal lavoro che svolgono e da chi lo ha organizzato così.

Non neghiamo che la formazione professionale debba prevedere un contatto con il mondo del lavoro. Il problema è come e con quale lavoro. Chiudere gli occhi sul fatto che gli studenti vengano mandati in un mondo feroce, che li sfrutta dall’età di 15 anni e non li tiene al sicuro (basti pensare a quanto i tutor aziendali, che si tratti di CFP o di Alternanza, siano sostanzialmente tali solo sulla carta) è vergognoso; aver piegato la formazione alle esigenze aziendali è vergognoso; che la scuola non possa mettere paletti chiari e duri alle aziende è vergognoso.

Quindi il punto non è se lo stage di Lorenzo fosse un PCTO o un tirocinio nella FP, il punto è come mandiamo i ragazzi nel mondo del lavoro, come è stata impoverita la formazione professionale, come riserviamo una formazione debole, povera e “pericolosa” agli studenti che provengono dai ceti più deboli.

Il punto è che Lorenzo non ha perso la vita per un mero accidente, ma è stato ammazzato dal sistema che doveva formarlo.

L'iniziativa promossa da USB scuola "Aboliamo la 107 e il PCTO" ha trovato il consenso di docenti, personale ATA e famiglie che da ieri continuano ad inviarci le loro fotografie, pubblicate sulla pagina Facebook USB P.I. – Scuola (https://www.facebook.com/usbpiscuola). Proseguiremo la raccolta delle testimonianze fino al termine della settimana per dare un segnale forte al ministero e al governo della necessità di un ritorno alla scuola che educa, insegna e fa crescere ragazzi e le ragazze che, una volta entrati nel mondo del lavoro, avranno gli strumenti utili realmente a svolgere le loro mansioni e a tutelarsi dagli abusi.

USB Scuola

25-1-2022