Il TAR del Lazio, con un’ordinanza di chiaro segno politico, ha respinto la richiesta di sospensiva della deliberazione di Giunta che autorizza la stipula del contratto per gli immobili di via Anagnina, 203, di proprietà della RELEASE S.p.A. – Gruppo Banco BPM, formulata nel ricorso proposto da alcune centinaia di lavoratori regionali e dal sindacato FEDIRETS e con il sostegno della nostra organizzazione sindacale.
A nostro parere, l’ordinanza di rigetto della richiesta di sospensiva della suddetta Deliberazione di Giunta Regionale, nelle motivazioni, sfugge alla disamina dei presupposti di diritto su cui si fonda il nostro ricorso e, sconfinando dal proprio ruolo di tutela del diritto amministrativo, entra nel merito delle scelte politiche della Giunta Regionale, avallandone gratuitamente l’ipotetica provvisorietà in attesa di una non meglio specificata ristrutturazione del compendio immobiliare Forlanini, i cui lavori non sono neppure stati preventivati dalla Regione Lazio.
Riportiamo di seguito letteralmente le motivazioni espresse nell’ordinanza:
“Ritenuto che, ad una sommaria cognizione, il ricorso non presenta profili di fondatezza, in quanto la scelta amministrativa censurata appare conforme alla legislazione vigente e coerente con la normativa che impone la riduzione del costo delle locazioni passive, sostenuto per ospitare gli uffici regionali, considerato anche che la destinazione prescelta riveste carattere provvisorio in attesa della ristrutturazione del compendio immobiliare Forlanini …”.
Il nostro ricorso infatti mette essenzialmente a fuoco la scelta dell’amministrazione regionale di procedere alla locazione di immobili di proprietà di soggetti privati per adibirli ad uso ufficio, invece di utilizzare gli immobili già di sua proprietà, peraltro già individuati con legge regionale. Il Tribunale, quindi, avrebbe dovuto “ad una sommaria cognizione” soffermarsi sui profili di fondatezza dell’inosservanza delle norme di legge, non facendolo è incorso in un grave scivolamento di contesto nella politica che porta al travisamento del diritto.
La parte dell’ordinanza che riveste un carattere di chiaro segno politico, invece, appare utilizzare pretestuosamente l’apprezzabile obiettivo di voler mantenere la proprietà pubblica del compendio immobiliare ospedaliero ex “Forlanini” per trasformarlo in uffici da destinare all’amministrazione regionale, pur di sostenere le scelte della Giunta regionale. Però, tale aspetto dell’ordinanza contiene un “vulnus” che rende difficilmente concretizzabile la connotazione di provvisorietà che il Giudice attribuisce alle scelte della Giunta quando sostiene che “la destinazione prescelta [dell’Anagnina] riveste carattere provvisorio in attesa della ristrutturazione del compendio immobiliare Forlanini”. Risulta davvero difficile attribuire al termine “provvisorio”, espresso dal Giudice, per giustificare la scelta della Regione Lazio di voler locare gli immobili dell’ex “Ericsson”, un contenuto realistico o anche solo genericamente indicativo. “Provvisorio” per quanto tempo? Eppure non dovrebbe essere sfuggita al TAR la circostanza che, ad oggi, sono già trascorsi ben quattro anni da quando la Giunta Zingaretti (23 giugno 2015) indicò per la prima volta espressamente l’utilizzo del complesso immobiliare “ex Ospedale Carlo Forlanini“- di proprietà della Regione Lazio e quindi senza nuovi oneri a carico
della finanza regionale- per la creazione di un polo polifunzionale degli uffici regionali di Roma. Forse il TAR è a conoscenza della data di inizio e di conclusione dei lavori di ristrutturazione del Forlanini che consentirebbe di quantificare il risparmio del temporaneo trasferimento degli uffici regionali negli immobili presi in affitto dalla RELEASE S.p.A – Gruppo Banco BPM? Una “provvisorietà” quella indicata dal TAR che, nei contenuti politici, contrasta con la “provvisorietà” pronunciata dall’Assessore al Demanio e Patrimonio della Giunta Zingaretti pochi mesi fa in Consiglio regionale del Lazio in risposta ad un’interrogazione consiliare. In quella circostanza l’Assessore, dopo aver discettato in ordine ad “un progetto o più progetti e quindi studi di fattibilità di una riunificazione del Consiglio e della Giunta, di adottare queste due delibere, un atto di indirizzo e una delibera, simultaneamente affinché il Consiglio ne prenda atto e discuta su un progetto nuovo”, rassicura i consiglieri regionali ipotizzando la possibilità che “se su via Anagnina faremo un contratto, sarà un contratto per il quale subordineremo anche il fatto che, nell’eventualità, anche dopo uno o due anni ce ne andiamo”. In questo caso, la “provvisorietà” è molto coerente sia con le premesse politiche indefinite e generiche illustrate ai consiglieri regionali, sia con il mancato richiamo, anche solo ipotetico, di un possibile adattamento ad uffici regionali della struttura immobiliare ex Forlanini.
Tant’è che a tutt’oggi il “Forlanini” rimane, a maggior ragione dopo il completo trasferimento delle ultime 246 unità di personale afferente le strutture operative ancora presenti presso l’ex nosocomio all’ Ospedale San Camillo, una cattedrale deserta in uno dei quadranti più prestigiosi della città di Roma, utilizzata da qualche società cinematografica.
Continueremo quindi a chiedere l’immediato impiego degli immobili dell’ex ospedale di proprietà della Regione Lazio per le finalità indicate dal Tribunale, anche al fine di evitare ogni eventuale speculazione immobiliare ai danni della proprietà pubblica.
Contemporaneamente continueremo a monitorare da ogni punto di vista la legittimità della prospettata locazione da parte della Giunta Zingaretti degli immobili del complesso industriale ex Ericsson di proprietà della RELEASE S.p.A – Gruppo Banco BPM – già di proprietà dell’immobiliarista Statuto – per adibirli ad uffici regionali. In primo luogo, richiamando all’esatto adempimento delle normative riguardanti la sicurezza sui luoghi di lavoro. A tal fine è stato richiesto anche l’intervento dei Nas, in particolare sui seguenti aspetti:
presenza di amianto nei locali destinati ad ospitare il personale regionale, per la valutazione della quale la ASL- Roma 2, ad una specifica richiesta, ha puntualizzato, con nota del 21/03/2019, prot.n.51651, che “ … la responsabilità della valutazione di eventuale presenza di amianto e la conseguente valutazione del rischio spettano esclusivamente al datore di lavoro”.
Tale possibile presenza di amianto nei suddetti locali è avvalorata dall’invio da parte dalla “TB teseco bonifiche srl” alla ASL Roma 2, tramite PEC, in data 31/05/2019, prot.n.99907, in nome e per conto della RELEASE S.p.A – Gruppo Banco BPM di un “piano di lavoro per le opere di bonifica mediante la rimozione e smaltimento dei manufatti contenenti amianto (MCA) da eseguirsi presso i locali tecnici ex centrale termica edificio A5 ed ex locale beverini Ed. A2 immobile sede Ericsson sito in via Anagnina n.203 Roma “;
assenza dello specifico certificato di collaudo statico, che si rende necessario per lo stabile di via Anagnina, 203 dal momento che lo stesso verrà destinato ad ospitare uffici
pubblici, in ottemperanza alla normativa sugli edifici pubblici aperti al pubblico che dispone per gli stessi la preventiva “valutazione della stabilità dell’edificio sottoposto ad uno specifico sovraccarico rispetto alla portata prevista per la cat. B/2 “(supplemento ordinario n.8 alla Gazzetta Ufficiale del 20/02/2018, capitolo 3, azioni sulle costruzioni,
3.1.4 - sovraccarichi).
Ad oggi la mancanza di tale certificato risulta confermata dalla Prefettura di Roma
– Ufficio Territoriale del Governo – Servizio IV – Amministrazione, Servizi Generali e Attività contrattuale - Ufficio Stralcio Cemento Armato – che, con nota del 18/06/2019, prot.239828/19, in risposta alla specifica richiesta del 21/05/2019 asserisce testualmente: “… si comunica che agli atti di questo Ufficio non risulta depositato nessun collaudo statico o rilasciati certificati di rispondenza relativi all’immobile in oggetto”.
A tal proposito, è d’uopo richiamare l’obbligo dell’osservanza dei requisiti previsti
per i luoghi di lavoro, richiesti dal Titolo II e dall’ Allegato IV del D.lgs 81/2008 che, in particolare, prevedono per “gli edifici che ospitano i luoghi di lavoro di essere stabili e possedere una solidità che corrisponda al loro tipo di impiego”;
mancanza del previsto certificato di abilitazione d’uso degli ascensori dello stabile di via Anagnina, 203, che si rende ancor più necessario a seguito dalla Determinazione Dirigenziale del Comune di Roma del 27/02/2017, n. 273, avente oggetto: “fermo dell'impianto elevatore dello stabile sito in via Anagnina 203", che ne vieta l’uso, considerato l'esito negativo del collaudo dell’impianto elevatore dello stabile avvenuto in data 27/02/2017.
A tal riguardo si sottolinea che la revoca del divieto potrà essere effettuata solo a seguito di presentazione di un verbale positivo che può essere redatto soltanto da un soggetto di cui all'art. 13 del D.P.R. n. 162 del 30/04/1999 e suo s.m.i. ed inviato da parte del proprietario dello stabile, alla polizia locale del Comune di Roma u.o. gruppo VII.
In secondo luogo, continueremo ad insistere con l’ANAC – Agenzia Nazionale Anticorruzione - affinché almeno ci comunichi in tempi brevi il nominativo del responsabile del procedimento a cui è stata affidata la segnalazione riguardante la verifica delle inosservanze delle norme del codice degli appalti nella procedura che ha portato ad individuare gli immobili dell’ex Ericsson la migliore soluzione locativa per gli uffici regionali.
Queste sono solo alcune delle iniziative messe in piedi a tutela di tutti i lavoratori ed altre verranno comunicate a breve per affermare con forza che vogliamo vivere in un Paese giusto in cui la legge e l’ordine stanno a guardia degli interessi di tutti i cittadini e non degli interessi esclusivi di chi gestisce il potere economico e politico.
USB Pubblico Impiego – Regioni e Autonomie Locali