Ennesima tragedia. Ennesima vita spezzata. E l'elenco di chi esce la mattina per andare a lavorare e non rientra più a casa sui propri piedi si allunga.
Lo diciamo sempre e lo ripetiamo anche ora: non sono incidenti, sono omicidi. Non sono morti bianche, sono uomini e donne che sono stati assassinati da un sistema che predilige merci e profitto alla vita.
Ieri a Scandicci, l'ennesima vittima allunga una lista infinita: un operaio di 54 anni è morto mentre era impegnato nella ristrutturazione di una casa colonica, altri due sono feriti.
Non si sa neanche il nome della vittima, e questo rende il tutto ancora più disumano: i morti sul lavoro diventano fantasmi senza nome, da dimenticare velocemente, da classificare come incidenti, tragiche fatalità.
Ma fatalità non sono, se mancano i controlli per la sicurezza, se i lavori vengono svolti in trame di appalti e subappalti in cui si perdono responsabilità e oneri.
La morte dell'operaio di Scandicci, come quelle delle migliaia di lavoratori e lavoratrici, riguarda tutti, rientra in un'emergenza nazionale che nessuno vuole vedere e affrontare; è il risultato di vent'anni di politiche che hanno messo in ginocchio la classe lavoratrice.
La sicurezza sul lavoro deve diventare una priorità, le morti sul lavoro non possono essere considerate una casualità, ma la specifica conseguenza della scelta politica e padronale di anteporre il profitto alle persone.