Per l’ennesima volta, l’amministrazione ISPRA viene sconfitta in giudizio. Con grande scorno di chi avrebbe già voluto mettere le mani nelle tasche di un centinaio di colleghi degli ex Servizi Tecnici Nazionali (poi confluiti nell’APAT) ed anzi lo ha proditoriamente fatto su alcuni che nel frattempo sono andati in pensione, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso di questi dipendenti, annullando il giudizio di appello.
Ma stavolta, l’amministrazione non ha solo perso una causa, ha perso l’ennesima occasione di operare per la coesione dell’Istituto, riparando all’evidente disparità di trattamento operata nel corso della vicenda rispetto ai diversi gruppi di ricorrenti.
Vale la pena ricordare che, infatti, l’APAT aveva consegnato nelle mani dei vertici ISPRA una querelle annosa, in cui -dopo aver sempre perso in primo grado- solo contro alcuni era stato presentato ricorso. Dopo l’inspiegabile decisione in appello ora cassata dalla Corte Suprema, avevamo tentato di venire incontro all’amministrazione, proponendo un accordo stragiudiziale che avrebbe evitato spese e tensioni da ambo le parti. Invece, niente: il DG ha preferito subire una nuova sconfitta e mandare i propri legulei e quelli dell’avvocatura di Stato a beccare un sonoro schiaffone dai giudici del Palazzaccio, i cui effetti in termini di spesa a carico dell’Ente e dell’erario sarà quantificato dalla Corte d’Appello.
Eppure con i dirigenti si sono accordati....e invece contro i precari sfruttati per anni con contratti illegali hanno alzato un fuoco di sbarramento ed una serie di vili ritorsioni che troverebbero più consona collocazione nelle corti del XIX secolo.
Cosa e fin quando ancora dobbiamo aspettarci da una dirigenza il cui sport preferito è il “tutti contro tutti”? In che mani è la ristrutturazione dell’Istituto? Da chi dipende la vita lavorativa del personale strutturato e la permanenza in servizio di quello precario?
È ormai ora che chi fin’adesso ha operato “pro domo sua” sia messo in condizioni di non nuocere più all’Istituto ed alla collettività.
Il Direttore Generale ed il Presidente si impegnino ora a sanare il contenzioso sull’art.18 ex-DSTN, diano disposizione per restituire la quota di TFR “scippata” ai pensionati, si rimangino l’aberrante interpretazione sulla validità delle graduatorie a TD che ha già espulso tre precari e ne mette a rischio decine, assegnino i cattivi consiglieri attualmente in posizione dirigenziale ad innocui incarichi di studio ed infine, prendendo atto del proprio perseverare negli errori di gestione, rassegnino le dimissioni.
USB-PI-ISPRA