COMUNICATO STAMPA
Si è dato il via, nonostante l'esito del referendum, al decreto per il trasferimento coatto di poco meno di 100 lavoratori dell’INAPP (ex ISFOL) - tra ricercatori tecnici e amministrativi – verso l’ANPAL che, al momento, non ha una sede (forse se ne riparlerà a giugno), non ha dirigenti amministrativi (quindi neanche il capo del personale) né responsabili delle strutture tecnico-scientifiche con il risultato che dal 1° gennaio i trasferiti rimarranno seduti nei loro uffici all’INAPP senza sapere cosa fare, senza sapere ad esempio, a chi chiedere permessi, ferie, autorizzazioni. Per i primi tempi, anche gli stipendi continueranno ad essere contabilizzati dall’Amministrazione dell’INAPP.
"L’ANPAL (Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro) è un altro frutto avvelenato del renzismo. Infatti, malgrado l’esito del voto referendario sia stato chiarissimo, tanto da costringere alle dimissioni lo stesso capo del governo, il Ministro Poletti continua imperterrito a portare avanti la costruzione della classica cattedrale nel deserto della quale non si sa bene cosa farne e quale ruolo realmente potrebbe avere nell’ambito della complessa materia delle politiche attive del lavoro." E’ quanto afferma Enrico Mari dell’USB P.I. dell’INAPP che continua: "l’ANPAL era nata in funzione della riforma del titolo V° della Costituzione che prevedeva il ri-accentramento in capo allo stato centrale delle competenze in materia di politiche attive del lavoro. Invece la bocciatura della riforma Boschi da parte del popolo italiano, ha lasciato tali competenze alle Regioni e conseguentemente ristretto di molto lo spazio d’azione dell’ANPAL che, dal voto referendario ne esce molto ridimensionata e depotenziata in termini di risorse e competenze.
Tuttavia Poletti ha ordinato di andare avanti e il Commissario dell’INAPP Sacchi, che ha un modo veramente singolare di difendere l’Istituto, ha prontamente obbedito, dando attuazione al decreto costituivo dell’Agenzia (D.L.vo 150/2015) che, dopo il 4 dicembre, potrebbe anche avere profili di incostituzionalità. Insomma - conclude Mari - aldilà dell’inopportunità nell’andare avanti con questa riforma senza un’adeguata, profonda e doverosa riflessione politica, visto l’esito del referendum, quello che salta agli occhi è l’arroganza di questi sedicenti riformatori che ormai sempre più autoreferenziali, sono incapaci di accettare la volontà popolare che invece dovrebbero servire, e con la complicità interessata di CGILCISLUIL che sono parte integrante degli organi direttivi dell’ANPAL stanno indebolendo l’INAPP, unico Ente Pubblico di Ricerca che lavora sui temi delle politiche del lavoro dell’inclusione sociale e del welfare attravero la sottrazione di risorse umane e finanziarie".
Per tutto questo USB, primo sindacato dell’INAPP ed unico sindacato membro dei comitati del NO, e porterà in tribunale chi è stato sconfitto dal popolo e lo faranno in nome della specificità della ricerca, usando il D.L.vo 218 (la delega Madia), a meno che non venga ritirato immediatamente il decreto per il trasferimento obbligatorio dei lavoratori dell'INAPP.
USB P.I. – ISFOL/INAPP