Il 29 aprile si è svolta l’assemblea dei lavoratori e delle lavoratrici coinvolti negli appalti all’interno della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Sono molti i servizi e i lavoratori che operano all’interno della Presidenza del Consiglio dei Ministri divisi tra appalti e subappalti. Da circa 20 anni assicurano affidabilità, funzionalità e professionalità, sostituendo quasi in toto il personale interno, ma hanno subito con il susseguirsi delle società appaltatrici l’abbassamento dei livelli salariali, delle tutele e degli inquadramenti contrattuali rispetto alle mansioni che realmente svolgono.
Una vera e propria catena dello sfruttamento che passa attraverso gli appalti, selvaggi in alcuni casi, con contratti a tempo determinato all’interno delle commesse che mettono in condizione di subalternità molti lavoratori.
USB ha denunciato le modalità con cui vengono instaurati i rapporti di lavoro negli appalti, attraverso la somministrazione irregolare di mano d’opera, dal momento che tutte le attività svolte sono coordinate direttamente dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
USB è fortemente convinta che l’internalizzazione dei servizi e dei lavoratori sia l’unica soluzione non solo per abbattere i costi che ad oggi corrispondono a circa 100 milioni di euro per appalti che hanno la durata variabile dai 3 ai 7 anni, ma soprattutto perché il processo di internalizzazione è l’unico modo per dare dignità ai lavoratori e alle lavoratrici che da anni svolgono un lavoro pubblico senza vederselo riconoscere.
È arrivato il momento di dire basta! Non siamo più disposti a rimanere invisibili. Per questo motivo USB proclama lo stato di agitazione dei lavoratori coinvolti negli appalti della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
USB Lavoro Privato
Federazione di Roma
Roma 07 maggio 2021