Nel fast food di KFC di Piazza Medaglie d’Oro 1, gestito dall’azienda licenziataria US Food Network, quattro lavoratori, tesserati con l’Unione Sindacale di Base, rischiano di perdere il lavoro. I dipendenti della ditta Team Group Srl, che gestisce in subappalto le pulizie del locale, lavorano ogni notte per paghe da fame e senza diritti sul luogo di lavoro. L’azienda stessa gli ha recentemente comunicato che a causa della perdita dell’appalto saranno costretti a trasferirsi a Milano o perderanno il lavoro; trasferimento inaccettabile per chi ormai da anni risiede a Bologna e si è già costruito una vita qui.
Nel frattempo l’appalto è stato vinto da una società che detiene ormai il monopolio nel settore delle pulizie nei fast food, Gado Group Srl, che nonostante le clausole contrattuali previste dal CCNL di settore si rifiuta di riassorbirli nel nuovo appalto. Clausola troppo fragile e facilmente aggirabile, come in questo caso, dove i lavoratori dovrebbero essere riassunti con le stesse condizioni contrattuali vigenti con la ditta uscente, che per quanto pessime e con paghe bassissime sarebbero comunque migliorative rispetto ai contratti che fornisce Gado Group. La ditta entrante stipula contratti che prevedono paghe ancora più basse per abbattere così il costo della manodopera in modo tale da poter vincere gare d’appalto rilanciando sempre al ribasso.
Una situazione di lavoro povero come questa è l’ovvia dimostrazione della necessità di una seria forma di sostegno al reddito, implementando e migliorando strumenti quali il reddito di cittadinanza e ammortizzatori sociali.
Risulta quindi anche chiara una volta di più, la necessità di sostanziali aumenti salariali in tutti i settori del lavoro e soprattutto di un salario minimo garantito che permetta ai lavoratori di avere una stabilità economica e lavorativa, ma al contempo impedisca alle imprese di speculare sulla pelle di chi lavora.
Le responsabilità oggettive ricadono su tutte e tre le aziende, che si sono finora negate a qualsiasi incontro realmente chiarificatore, non interessandosi quindi alla situazione in cui si ritrovano i dipendenti, puntando a prendere tempo fino alla scadenza dell’appalto.
Di conseguenza ai lavoratori, sfiniti dall’atteggiamento delle aziende appaltanti e appaltatrici, non rimane altro da fare che proclamare lo sciopero, per colpire chi li ha sfruttati e poi li ha abbandonati, guadagnando sulla loro fatica e poi trattandoli come pacchi postali.
Dinamiche come questa sono ormai sempre più presenti sui nostri territori e tanti lavoratori e lavoratrici rischiano di trovarsi nelle medesime condizioni, e l’unico modo per scardinare questo sistema malato è la lotta sindacale e l’unione dei lavoratori sfruttati.
SLANG USB Bologna