Con un comunicato sindacale non reso pubblico Fim, Fiom e Uilm hanno chiesto ad ArcelorMittal un incontro mirato ad ottenere delucidazioni sulle modalità che l’azienda intende adottare per l’erogazione del 3% del premio di risultato, concordato nell’accordo del 6 settembre 2018.
Il gestore dello stabilimento ha risposto che, nella definizione del premio, si terrà conto delle presenze non retribuite e del periodo di cassa integrazione per ciascun lavoratore, esattamente come è stato fatto lo scorso anno. Modalità che la nostra organizzazione sindacale già allora ha considerato non idonea.
L’azienda si domanda come mai i sindacati che in passato hanno accettato senza replicare oggi contestano questo metodo. Evidentemente, ora che i lavoratori in cassa integrazione da 1.200 dello scorso anno sono diventati 5.000, la situazione diventa insostenibile anche per Fim, Fiom e Uilm.
Per quel che concerne USB, non cambia l’opinione su ArcelorMittal: instabile e incoerente. Del resto l’Unione Sindacale di Base non ha mai avuto dubbi sull’inaffidabilità dell’interlocutore.
L’azienda infatti interpreta le questioni a suo piacimento, cercando di risparmiare sulle spalle dei lavoratori e spendendo invece importanti risorse per consulenze o assunzioni di soggetti non proprio giovanissimi, parliamo di ultrasessantenni, cui viene affidato il triste compito di procedere ai tagli del personale.
Alessandro Damone Esecutivo Usb Taranto
Vincenzo Mercurio Coordinamento provinciale Usb Taranto