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Friuli Venezia Giulia

Arginare la privatizzazione dei servizi pubblici locali si può!

Trieste,

Con l'Operazione Hera, il Comune continua nella mercificazione anche dell'acqua

L’acqua è un bene comune. Perseverare nella scelta della privatizzazione, come ha fatto e ancora oggi fa il Comune di Trieste con l’operazione Hera (negli anni passati il cambiamento societario, poi la fusione di AcegasAps con la società Hera, oggi un ulteriore ridimensionamento del ruolo pubblico), significa mercificare un diritto.

 

Ma un diritto non si vende, semmai si tutela.

 

Se il mercato vuol farci pagare l’acqua, come fosse un prodotto qualsiasi, noi rispondiamo: l’acqua è già nostra, l’acqua è di tutti noi!

 

Ancora una volta la politica non tiene in alcun conto il referendum di giugno del 2011. Eppure, più di 27 milioni di cittadini hanno votato, fra l’altro, sulle “modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica” secondo il quesito referendario promosso dal comitato referendario “Sì per l’Acqua Bene Comune”.

In Friuli Venezia Giulia più del 95% dei partecipanti al voto ha scelto di abrogare le norme che consentivano di fare mercimonio anche (non solo) dell’acqua. La politica ci sta dicendo che valiamo meno di niente.

 

Opporsi alla privatizzazione significa anche tutelare i posti di lavoro, le condizioni di lavoro e di vita del personale impegnato in AcegasAps-Hera e i diritti delle famiglie che ne utilizzano i servizi: esposti alla necessità di aumentare i profitti, ne deriveranno rincari delle tariffe per le famiglie e peggioramento delle condizioni di lavoro per i lavoratori.

 

Il Comune non è obbligato alle scelte prese o che si appresta a prendere. Non ci sono alibi. Nel caso del servizio idrico (e non solo!) il Comune di Trieste può decidere di riportare al proprio interno la gestione dei servizi.

 

Si può fare, si deve fare per rispetto di quei 24 milioni di persone come avvenuto nel Comune di Napoli dove è stato deciso di passare da una S.p.A - società per azioni a una azienda speciale di diritto pubblico, così da passare da una logica utilitaristica (profitto e dividendi) a un’altra nella quale gli utili potranno essere impiegati solo in investimenti nella rete, le tariffe potranno essere modulate su criteri di reddito e livelli di consumo, garantendo un quantitativo minimo giornaliero alle famiglie meno abbienti, assicurando i posti di lavoro e così via.

Non ci sono leggi o normative comunitarie ad impedirlo, come ricordato anche dal Consiglio di Stato (sentenza del 10/09/14) e dalla Corte Costituzionale (sentenza n. 272 del 2004).

 

 

NESSUN ALIBI!

 

Arginare la privatizzazione è giusto e possibile.

Puoi farlo impegnandoti in prima persona con USB – Unione Sindacale di Base!