Venerdì scorso abbiamo ottenuto un primo confronto con il nuovo assessore alle politiche sociali ed abitative Rosatelli. Insieme ad una rappresentanza di lavoratori precari, disoccupati, sottosfratto, occupanti per necessità, abbiamo portato le nostre proposte e posto la nostra profonda preoccupazione sulle intenzioni della nuova giunta di gestire l’ondata di sfratti in arrivo e di come voglia dare un risposta alla problematica abitativa, anche alla luce delle dichiarazioni che nelle scorse settimane sono circolate a mezzo stampa (qui i nostri comunicati a riguardo: https://bit.ly/3qLq4CI e . https://www.facebook.com/1677610205815929/posts/3061229454120657/?sfnsn=scwspmo)
Se da parte sua l’assessore Rosatelli ha espresso l’intenzione di seguire principi di giustizia sociale e garantire il passaggio da casa a casa, il suo operato si limita ancora solo a misere richieste alla Prefettura di non creare tensioni sociali e di non eseguire sfratti e sgomberi in assenza di una soluzione alternativa. Di un reale blocco degli sfratti, degli sgomberi e dei pignoramenti non se ne parla. Belle parole che rischiano perciò di cadere al vento, data l’estrema criticità della situazione, senza che si attuino misure strutturali, preventive e di prospettiva.
Come ASIA-USB abbiamo ribadito che esistono già concretamente delle soluzioni che possono andare verso la risoluzione radicale del problema abitativo: il superamento della 431/98 con la calmierazione delle locazioni, la tassazione e la requisizione dell’ingente patrimonio immobiliare privato sfitto, il finanziamento della 199/2008 per affrontare il fenomeno dei pignoramenti, l’abolizione dell’art.5 del decreto Renzi-Lupi per permettere anche agli occupanti di accedere ai servizi di base, destinare esclusivamente ad uso sociale gli edifici abbandonati invece di cartolarizzarli e svenderli ai grandi magnati, l’ampliamento dei criteri di accesso ai bandi di casa popolare, cambio alloggio ed emergenza abitativa. E soprattutto, prima tra tutte, la costruzione di nuove case popolari.
Le possibilità non mancano. Si tratta attuarle e di volersi assumere le proprie responsabilità. Ma alle nostre proposte, la risposta è stata che il Comune è solo una delle parti in causa e che la sua azione è limitata dai vincoli di bilancio e dalle imposizioni che il governo Draghi ha posto ai soldi del PNRR in materia di abitare.
Una visione per noi piuttosto limitata e con il rischio che dietro ad essa si nasconda la mancanza di una chiara volontà politica di porsi in contrapposizione alle politiche nazionali e locali che hanno portato all’attuale macelleria sociale. In particolare la posizione espressa dall’assessore Rosatelli dimostra di non voler prendere in considerazione alcuna ipotesi di aprire una contrattazione locale che potrebbe tanto calmierare gli affitti, le utenze, i beni di prima necessità, quanto potenziare le forme di reddito diretto locali che contrastino il lavoro povero, come l’istituzione di un salario minimo su base territoriale.
Se le condizioni del PNRR di Draghi impediscono di mettere in campo misure strutturali per garantire realmente il diritto all’abitare, vogliamo che l’Assessorato di Rosatelli prenda una posizione pubblica, denunciandoli ed agendo contro di essi. Per far fronte alla situazione presente, serve il coraggio di adottare misure strutturali che garantiscano diritti sociali basilari quali il reddito, la casa e la dignità. Non inutili palliativi.
Da questo incontro ci viene invece confermato che le uniche soluzioni alternative che il Comune ha in mente per far fronte alla mattanza degli sfratti, sono quelle temporanee dei social-housing che Rosatelli ha il coraggio di definire “innovative”. Continuiamo a non capire cosa abbia di così innovativo una soluzione tampone, inadeguata a far fronte a un problema così esteso e che si inscrive nella stessa logica speculativa che viene portata avanti dagli anni ‘90, alimentando la sostituzione l’edilizia residenziale pubblica con quella delle fondazioni bancarie.
Come sindacato inquilini-abitanti continueremo ad opporci ad ogni sfratto e sgombero che non abbia la certezza di una soluzione alternativa dignitosa e stabile. Per questo chiediamo che venga istituito subito un tavolo permanente sulla questione abitativa di Torino, con il Comune, la Regione, ATC e la prefettura, e in cui vengano coinvolte le parti sociali che realmente indirizzano il proprio operato in difesa del diritto all’abitare e degli interessi delle lavoratrici, dei precari e dei disoccupati.
AS.I.A.-USB
Federazione Del Sociale-USB