Quasi 80 denunce per l’occupazione del Mercato coperto di Poggiofranco e Villa Roth, arrivate a pochi giorni dal termine di queste elezioni regionali. Il re è nudo ma tutti si guardano le scarpe: il legame fra l’arrivo o meno degli atti giudiziari e i cambi di giunte comunali e regionali è evidente. Ora che le elezioni si sono concluse, Emiliano può dimenticarsi delle dichiarazioni fatte contro lo sgombero della Villa, dichiarazioni che servivano solo a mettere in difficoltà quello che sarebbe stato (lo sceriffo di Puglia lo sapevà già) il suo sfidante alle elezioni regionali, Schittulli.
Il teatrino permanente della politica istituzionale ogni tanto deve togliersi la maschera. Le fotografie mentre si puliscono i rifiuti e si istallano telecamere servono a questo: a simulare un impegno di facciata contro il malessere di questa città, che è tutt’altro che nelle scritte sui muri e nelle cacche a madonnella, ma è nella povertà diffusa, nella mancanza di lavoro e casa.
Bari è la città dove chi è povero è condannato a rimanerlo,è condannato a vivere nei quartieri “programmati per i reati”.
Bari è la città in cui lo spazio pubblico viene sventrato e spartito fra le solite famiglie di imprenditori, in cui le elezioni si giocano sui favori edilizi, in cui gli appalti pubblici sul welfare sono pozzi senza fondo per i profitti di pochi, speculando sui più poveri e sui migranti (sapete che Mafia Capitale coinvolge anche il CARA di Bari vero?).
Bari è la città in cui se occupi uno spazio abbandonato da vent’anni (che la provincia dichiarava non essere suo perchè non voleva pagare l’IMU) vieni denunciato per invasione e furto. Non importa se lo fai perchè vorresti una casa e una vita dignitosa, perchè vorresti spazi di socialità e comunità che non siano a pagamento. Vieni equiparato a un malavitoso, anche se sono nove mesi che non ti arriva lo stipendio dalla cooperativa pubblica dove lavori, anche se sei tutt’ora un senza fissa dimora, anche se sei solo uno studente senza alcuna prospettiva per il futuro.
Per quanto ci riguarda il messaggio è chiaro: chi si oppone viene colpito, il reato penale è solo lo strumento per scoraggiare le iniziative politiche più radicali. Ci appare chiaro come questi atti giudiziari siano quasi spari sulla folla, che colpiscono alcune persone per parlare a tutti. Non solo a chi ha partecipato nel rendere quel posto un bene per la collettività, ma anche a tutti coloro che si sono schierati dalla parte degli occupanti dopo lo sgombero.
Non siamo vittimisti. Sappiamo perfettamente che ci sono modi per fare politica senza essere perseguiti dalla legge: iscriversi ai partiti e candidarsi alle elezioni. Lo sappiamo ma non ci interessa, e sopratutto non cambierebbe lo stato delle cose. Per tutti coloro che invece si trovano nei guai per essersi organizzati, per aver costruito comunità o almeno averci provato, per aver protestato e manifestato, c’è un progetto di supporto legale e Cassa di Resistenza barese chiamato “Non solo Marange”. Perchè nelle occupazioni non si “trae profitto dallo spazio” ma si costruisce solidarietà, la si spende e la si reinveste all’infinito.
Foto di Michele Lapini