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BASTA GUERRA

Nazionale,

È ORA DI CHIUDERE LE BASI NATO NEL NOSTRO PAESE E CHIEDERE UNA FORTE RIDUZIONE DELLE SPESE MILITARI A VANTAGGIO DELLE SPESE SOCIALI IN DIFESA DI UNA REALE DEMOCRAZIA

Lavoratori,

è in atto un blocco della rotta balcanica per impedire il transito dei profughi in fuga dalla Siria, Iraq e Afghanistan.

Slovenia, Croazia e Macedonia da ieri non permettono il passaggio dei profughi. Questa decisone sta pesando gravemente sulla condizione di centinaia di persone in transito attraverso i Balcani, già provate dai lunghi viaggi e adesso bloccate ai confini, senza certezze né risposte su quello che li aspetta. Contemporaneamente in Serbia circa 300 persone, dei 1500 presenti in transito, da 3 giorni aspettano al confine con la Croazia di poter entrare in Europa.
 
Sono invece 7000 i richiedenti asilo che si trovano bloccati alla frontiera greco-macedone di Idomeni, in condizioni agghiaccianti e circondati da pesanti misure di sicurezza. Tragicamente l’Europa 
sembra avere più voglia di coordinare gli sforzi per chiudere i confini invece di fornire protezione e servizi essenziali ai rifugiati e ai richiedenti asilo.

Come USB riteniamo che ogni singola persona, a prescindere dalla nazionalità, ha il diritto di chiedere asilo e di essere trattata in modo dignitoso. La tensione aumenta di ora in ora, mentre sempre più migranti e rifugiati dalla guerra vengono accolti coi gas lacrimogeni presso i confini con la Macedonia. Sono scattate le denunce ad Amnesty International per l’assenza di servizi fondamentali e di informazioni su cosa accadrà in futuro.

Quanti profughi dovranno dormire al freddo e al gelo perché l’Europa si renda finalmente conto che l’unica soluzione a lungo termine è organizzare percorsi legali e sicuri per i rifugiati e i richiedenti asilo, che solo in questo modo potrebbero ricevere la protezione di cui hanno disperatamente bisogno?

La Piattaforma Eurostop, a cui USB partecipa fin dalla sua costituzione, promotrice delle manifestazioni del 16 Gennaio scorso in occasione del 25° anniversario della guerra in Iraq. Oggi ha promosso insieme ad un vasto arco di forze sociali, politiche, movimenti, questa nuova giornata di lotta sulla base di obiettivi chiari, senza alcuna mediazione con quegli interessi che oggi si nascondono dietro gli alibi ‘della lotta al terrorismo’  come ieri degli ‘interventi umanitari’.