Gilberto Rinna, dipendente della Teknoservice in servizio ad Ariccia, rimasto schiacciato dal mezzo con cui svolgeva il servizio di raccolta rifiuti. Istituzioni e sindacati chiedono che vengano accertati i fatti e le dinamiche dell’incidente. Questa è la necrologia di rito recitata dalla stampa per “qualche decina” di morti su 10000 infortuni ogni anno nel settore d’igiene ambientale.
Per noi un altro collega non tornerà a casa perché ucciso dal lavoro: le dinamiche dell’incidente di cui è stato vittima sono le stesse che hanno ucciso Giovanni Criccomoro schiacciato dal mezzo a Frascati, Simone Furia Calledda a Cagliari morto tra i rifiuti colpito da una pala meccanica, un operatore di 22 anni a Monza morto stritolato dal compattatore o, ancora, il collega di Ama a Roma che ha riportato una lesione spinale schiacciato fra due mezzi, oppure l’operatore del vicentino anch’esso schiacciato dal mezzo ha riportato gravi lesioni… e potremmo continuare, un vero e proprio stillicidio quotidiano fra i circa 10mila infortuni che ogni anno accadono nel settore dei rifiuti.
Non sono incidenti e tantomeno fatalità. Sono omicidi sul lavoro e le cause stanno nei contratti firmati da Cgil, Cisl, Uil e Fiadel insieme ad Utilitalia, Fise, Legacoop ed altre associazioni padronali. Un CCNL che negli ultimi anni ha aumentato l’orario e i carichi di lavoro, in particolare con l’impiego del monoperatore che svolge la funzione di autista e raccoglitore, in ogni situazione di traffico o su strade a scorrimento veloce anche in turno notte; allo stesso modo viene fatto ricorso a contratti di somministrazione lavoro e a tempo determinato o parziale, che mettono sotto ricatto i lavoratori costretti a scegliere fra salute e sicurezza e la conservazione del posto di lavoro; questo per non parlare delle penalizzazioni economiche della malattia, fino ad arrivare agli accordi aziendali che in cambio di qualche briciola in busta paga aumentano i ricchi profitti delle multi utility.
Se il settore viene consegnato a un sistema di appalti selvaggio, con i controlli e le verifiche sul lavoro che rimangono a carico di ispettori sotto organico e mal pagati, il cordoglio e il rammarico delle istituzioni rimane una rappresentazione di facciata; oltre che uno schiaffo a quei 3 lavoratori che in media muoiono tutti i giorni nel nostro paese per portare a casa un salario molto spesso insufficiente ad arrivare alla fine del mese.
Si rende necessario ed urgente dare una rinnovata centralità agli RLS, che sono già presenti in ogni luogo di lavoro, nelle grandi come nelle piccole unità produttive e costituiscono un esercito di potenziali “ispettori sul campo”, che può coadiuvare e supportare i numeri assolutamente ridicoli degli attuali organici degli Uffici ispettivi del lavoro o delle ASL. Essi non costituiscono un costo per la collettività e possono operare in tutti i luoghi di lavoro del nostro Paese, dove il sistema produttivo è fatto ormai per la gran parte di piccole e piccolissime aziende. Gli RLS costituiscono un presidio di controllo, un esercito a cui bisogna fornire armi sempre più adeguate, auspicando un rafforzamento del loro ruolo: per affrontare l’altrimenti impari battaglia nella guerra contro gli omicidi sul lavoro.
Introdurre il reato di omicidio e lesioni gravi sul lavoro, unitamente al rafforzamento del ruolo degli RLS, rappresenta l’unica risposta valida e urgente per tutelare i lavoratori da imprenditori senza scrupoli, che fanno profitti a scapito della salute e sicurezza dei propri dipendenti: su questo tema noi di USB portiamo avanti, da sempre, numerose iniziative nazionali con la preziosa collaborazione di Rete Iside.