Con un tentativo malriuscito di accaparrarsi un po’ di consenso in vista del voto del 4 dicembre, il premier ha annunciato, nella conferenza stampa di presentazione della nuova legge di stabilità, 1,9 miliardi da destinare complessivamente al rinnovo dei contratti pubblici, alle forze armate e alle assunzioni.
Neanche il clima acceso della campagna referendaria ha indotto Renzi ad investire seriamente sul Pubblico Impiego e sui servizi pubblici.
Una cifra volutamente dichiarata in maniera complessiva, già di per sé irrisoria, che tenta maldestramente di mascherare,attraverso il metodo già collaudato dello spot pubblicitario, il niente che c’è dietro.
Eppure non è difficile farsi quattro conti, non serve essere tecnici della Ragioneria dello Stato per capire che ancora una volta, anche attraverso questa legge di stabilità, sono state premiate le imprese a cui la manovra destina 20 miliardi di Euro per la ripresa della competitività. Tutto secondo gli ormai troppo collaudati diktat dell’Unione Europea.
Un segnale ben preciso quello della nuova legge di stabilità, che va nella direzione diametralmente opposta alla necessità di investimenti nella Pubblica Amministrazione, a garanzia dell’erogazione dei servizi pubblici e di un rinnovo dignitoso dei contratti pubblici.
I conti si fanno presto. Se togliamo alla cifra complessiva i 500 milioni destinati alle forze armate, rimangono 1,4 miliardi di Euro per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego e per le assunzioni.
Il trucco di tenere insieme le due voci consente a Renzi di gettare fumo negli occhi dei lavoratori pubblici: ma i giochi di prestigio non riescono ad occultare la realtà rappresentata da quei 900 milioni di Euro che il governo ritiene sufficienti a riaprire la stagione contrattuale. Circa 20 euro al mese per “ripagare” uno scandaloso blocco dei contratti durato 7 anni.
Anche sul fronte delle assunzioni nessuna certezza, salvo che i posti “promessi” rappresentano una goccia nell’oceano delle necessità. Renzi ha annunciato 10.000 posti per forze dell’ordine e sanità. Non è ancora chiaro se nella sanità si tratta di nuove assunzioni o di stabilizzazioni del personale precario. Così come non è ancora chiaro come siano “spacchettati” i 10.000 posti tra Sanità e Forze armate.
Quello che è chiaro è che questa ennesima promessa elettorale rappresenta il solito specchietto per le allodole. Solo nella sanità sono circa 100.000 i posti di lavoro necessari per i nuovi infermieri: questo è quanto servirebbe per dare una boccata d’ossigeno ad un sistema sanitario pubblico ormai ridotto al collasso. Così come servirebbe stabilizzare le migliaia di medici precari essenziali per assicurare il servizio negli ospedali. Per non parlare di tutto il resto della Pubblica Amministrazione dove ormai le carenze di organico, imposte dal blocco quasi totale del turn-over, stanno mettendo a serio rischio l’erogazione dei servizi alla cittadinanza. Sarebbero necessari investimenti , risorse e provvedimenti seri ,a partire dalla stabilizzazione di tutti i precari e dalla assunzione dei vincitori e degli idonei di concorsi pubblici (complessivamente circa 150.000). Di questo ha bisogno la P.A. e non di spot elettorali.
È definitivamente tramontato il tempo della rassegnazione e della speranza che le cose prima o poi cambino. Così come è finito il tempo della politica di riduzione del danno.
Siamo noi, lavoratori e lavoratrici, a dover essere i protagonisti di un cambiamento forte e radicale, gli strumenti a disposizione ce li abbiamo,
DALLO SCIOPERO DEL 21 OTTOBRE A UN DETERMINATO NO ALLA RIFORMA CONTRO COSTITUZIONALE CHE PORTEREMO IN PIAZZA IL 22 OTTOBRE...
...USIAMOLI!