E' di stamattina la notizia che la Corte Costituzionale ha bocciato il decreto sul taglio delle Province. La sentenza spiega che non si poteva procedere con la "corsia veloce" del decreto legge.
Infatti il decreto legge è un atto da utilizzare per far fronte a casi straordinari e quindi strada non praticabile per una riforma organica e di sistema. Inoltre il decreto sul taglio delle Province, a detta della Corte Costituzionale, viola l'art 133 della Costituzione, quello che fissa le procedure per modificare i confini delle Province.
I lavoratori delle Province possono dormire sonni tranquilli?
No certamente: il Ministro per le Riforme Costituzionali Quagliariello ribadisce già oggi la necessità di intervenire sull'intero Titolo V della Costituzione per semplificare e razionalizzare l'assetto degli Enti Territoriali.
Quindi si punta ad una legge costituzionale, che nella sua prima fase prevederebbe ancora l'elezione diretta del Presidente, eliminando comunque le Giunte e i Consigli , creando "comitati di sindaci" alla guida del territorio.
Ancora una volta non si parla del personale del Province, non si dice cosa ne sarà delle professionalità delle migliaia di lavoratori..
Dobbiamo tenere alta l’attenzione, anche prevedendo iniziative volte a far conoscere all’opinione pubblica il lavoro che svolgiamo, i servizi che eroghiamo, pena la svendita delle attività e delle competenze a politici mascherati da dipendenti pubblici.
Riteniamo sia necessaria una rivisitazione delle materie di competenza statale o regionale, ribadendo che spettano allo Stato le decisioni su grandi reti di trasporto e di navigazione, commercio con l’estero, produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia, senza che ciò significhi e si esprima come principio di supremazia dello Stato su tutte le materie.
Deve essere mantenuta la centralità del Parlamento ed in generale delle assemblee elettive per evitare che la compressione degli spazi politici, a vantaggio del Governo, assicurino la governabilità, come sta accadendo in questi mesi nel nostro Paese, anche disattendendo le volontà dei cittadini espresse con il voto.
Non si può risponde all’indignazione per la perdita dei posti di lavoro, per i rincari e tagli ai servizi pubblici (sanità, trasporti, scuole), per la mancanza di posti di lavoro con la controriforma del sistema Regionale e con il ritorno al centralismo.
Sono necessari interventi di razionalizzazione della spesa pubblica sia in merito al funzionamento degli organi istituzionali che alle spese militari.
Ribadiamo la necessità, in un momento storico in cui si registra la evidente difficoltà della politica a svolgere il suo ruolo di interpretare e tradurre in azioni amministrative e di governo i bisogni della gente, che occorre ripartire dai territori e dalle amministrazioni locali, quali sedi naturali di esercizio della democrazia partecipata.
Pubblico impiego del Veneto