Questa mattina, in Prefettura a Bologna, verso l'1,30, abbiamo interrotto il confronto con SDA in merito ai 464 lavoratori del sito di Sala Bolognese.
Dopo circa 12 ore di confronto durante il quale la SDA ha spesso cambiato le carte in tavola dimostrando così di non essere realmente intenzionata a riaprire il magazzino serrato da oltre una settimana, si è presentata al tavolo con una proposta inaccettabile causando così la rottura.
A chiesto infatti che le modalità dei 300 rientri al lavoro, programmati entro il mese di giugno fossero totalmente a discrezione dei gestori escludendo qualsiasi criterio quale l'anzianità di servizio o i carichi familiari come da noi richiesto. Ha esplicitamente dichiarato che tutti i delegati sindacali sarebbero rimasti fuori dai cancelli e che i lavoratori a tempo determinato avrebbero avuto solo diritto agli ammortizzatori sociali fino al mese di luglio e poi stop. Si sono rimangiati anche qualsiasi ipotesi di integrazione al reddito sotto forma di incentivo volontario all'esodo.
Una situazione questa oltre che antisindacale, completamente inaccettabile per USB che ricordiamo, organizza direttamente 150 lavoratori del magazzino di cui 30 giovani precari immigrati ed italiani.
Per noi rimane indispensabile trovare una soluzione per tutti i lavoratori senza partecipare a "guerre fra poveri" e per questo avevamo rilanciato la possibilità della cassa integrazione a riduzione oraria per tutti i 464 lavoratori o i contratti di solidarietà con la contemporanea e concordata assunzione dei 300 lavoratori, attraverso l'utilizzo di criteri oggettivi.
Nella giornata odierna, i lavoratori in assemblea, decideranno come proseguire nella mobilitazione
P. USB - Massimo Betti
Aderente
alla FSM