Un fine anno ancora all’insegna dell’emergenza sanitaria, nel quale c’è poco da festeggiare, soprattutto per il personale sanitario della regione Lombardia che dopo quasi due anni di pandemia si ritrova a ancora a gestire l’emergenza -a che ondata stiamo?- in pessime condizioni.
In questi due anni non è cambiato assolutamente nulla, la carenza di personale nei servizi è sempre più evidente; nessuna traccia del piano di assunzioni promesso da governo e regioni. Oggi il personale sanitario, di fatto dimezzato da carenze croniche e sospensioni, si ritrova ad effettuare turni massacranti, costretto a rinunciare ancora ai propri diritti come, ad esempio, le ferie già programmate. In questa situazione suona come una beffa il fatto che i sindacati complici e corporativi stiano trattando per un rinnovo contrattuale pessimo, che arretra sui diritti e che porterà in media nelle tasche degli eroi una misera somma di circa 40 euro netti al mese. Una trattativa che non si è mai posta, nemmeno per un istante, né il problema della carenza di personale né le tanto annunciate gratificazioni economiche agli Eroi della Pandemia. Sindacati che è difficile distinguere da quelle che dovrebbero essere le controparti, ovvero gli amministratori che hanno ridotto la sanità (soprattutto quella pubblica) in condizioni inaccettabili.
E poi ci sono le promesse della regione di ampliare posti letto e di potenziare la medicina territoriale, mai mantenute e rimaste solo chiacchiere, infatti, proprio in questi giorni di fine anno è di nuovo sotto gli occhi di tutti l’immagine di un sistema sanitario regionale in tilt nel gestire la campagna vaccinazioni e nel tracciare i contagi dei soggetti positivi. L’ATS – che è stata la vera guardaspalle delle politiche sanitarie criminali prima e durante la pandemia- non risponde più alle esigenze sociosanitarie dell’utenza, anche a quelle dei soggetti più bisognosi come le persone anziane che ne fanno richiesta, a causa della lacunosa organizzazione e al poco personale medico a disposizione, e alla innaturale trasformazione in Agenzia (de che?), tanto dannosa quanto quella degli ospedali in Aziende.
A coronamento di questa assurda situazione, poche settimane fa la regione Lombardia ha fatto una corsa contro il tempo, convocando il consiglio regionale anche con sedute notturne e nei giorni festivi per approvare una riforma sociosanitaria oscena. Una manovra che non parla di salute ma solo di profitto, un testo che con l’approvazione della maggioranza di centrodestra ha di fatto consegnato quel poco di sanità pubblica che era rimasta agli imprenditori della sanità privata, infatti saranno ancora più lunghi i tempi di attesa per effettuare delle visite o esami diagnostici nelle strutture pubbliche, i ricoveri e gli interventi chirurgici più fruttuosi saranno dirottati direttamente ai privati,(tornando agli scandali del passato)si abbasserà di molto il costo e la qualità del lavoro dove molteplici servizi saranno appaltati da cooperative che sfrutteranno e ricatteranno i lavoratori precari imponendo orari di lavoro illegittimi e carichi di lavoro disumani. Una riforma che, invece di mettere al centro la salute, il paziente e i lavoratori della sanità -come ha drammaticamente suggerito la pandemia- ha pensato a come mettere le mani sui miliardi che arriveranno dal PNRR, moltiplicando ancora le cariche dirigenziali di nomina politica all’interno degli ospedali e soprattutto sfregandosi le mani per la gestione dei tanti milioni di euro che serviranno per l’edilizia sanitaria per creare riqualificare bonificare vecchie aree dove saranno forse istituite nuove strutture previste dalla famigerata riforma.
Nella Lombardia dove la sanità è ancora quella pensata dal condannato Formigoni e da tutti quelli che come lui sono stati condannati per corruzione e il malaffare della sanità, non c’è nessun motivo per festeggiare: la salute è morta, la sanità è stata svenduta e il profitto ha definitivamente prevalso su tutto. Buon 2020 a tutti, speriamo che stavolta ci insegni davvero qualcosa.
I delegati della sanità
USB Lombardia