Flussi di concitati ragionamenti e ticchettio di calcolatrici sono gli elementi che caratterizzano l’attuale fase di gestione del Ministero della Difesa, imposta dalle manovre economiche di Governo, per la ricerca di una strategia di contenimento delle spese che ci risulta abbia imboccato prioritariamente la strada dell’elaborazione di alcune ipotesi riguardanti l’adeguamento degli organici del personale.
Notizie di corridoio diranno i soliti noti imbonitori, progetti e calcoli alla mano affermiamo noi.
Ancora una volta saremo giudicati come i soliti nichilisti che diffondono notizie allarmanti prive di fondamento ma queste “ipotesi” sono tangibili tra tutti gli addetti ai lavori di parte sindacale.
Ovviamente non si parla di alcun progetto organizzativo alla base di questi tagli orizzontali.
La USB Difesa non considera ipotizzabile alcuna riduzione di dipendenti civili poiché questa categoria ha già contribuito al contenimento delle spese con una marcata riduzione di 8.200 posti in organico - applicazione della legge 133/2008 e della legge 25/2010 - e dovrà continuare a farlo con ulteriori 3.300 posti per l’attuazione della legge 148/2011 entro marzo 2012.
Il taglio complessivo di 11.500 posti in organico in questi ultimi anni è il contributo massimo che si possa chiedere al personale civile, se si pensa soprattutto al peso della spesa per il personale militare che incide per il 56% sullo stanziamento di 9.462,3 milioni di euro, mentre quella del personale civile è solo per il 9,8%.
Siamo convinti dell’urgenza e della necessità del giusto equilibrio tra efficienza, risparmio della finanza pubblica e sviluppo industriale per mezzo di scelte politiche e responsabilità decisionali che tengano in seria considerazione la capacità, l’impegno e la professionalità dei dipendenti con:
la salvaguardia degli attuali livelli occupazionali del personale in forza nelle diverse aree di appartenenza;
la piena attuazione, attraverso idonei e veri strumenti operativi, del processo di valorizzazione professionale del personale civile;
il trasferimento delle conoscenze e delle abilità operative del personale a nuove assunzioni o a figure professionali avviate con accordi territoriali di formazione;
l’internalizzazione delle lavorazioni anche in collaborazione con soggetti privati “adeguati” laddove sia necessaria una pronta risposta di natura operativa.
Molti di noi resteranno sorpresi di quanti soldi del contribuente si spendano allegramente alla Difesa, come per esempio, la recente delibera alla spesa di 5 milioni e mezzo di euro, al netto dell’Iva, per appaltare all’esterno il lavoro di facchinaggio.
Il contenimento delle spese incide solo sulla pelle delle persone e non tocca gli sprechi e le tasche di chi permette tutto questo?
Bisognava intervenire già da tempo perchè in quel pozzo senza fondo sono finiti inutilmente tantissimi soldi pubblici, e quello che non si è voluto fare ieri bisogna farlo oggi.
Facciamo questo ragionamento una volta per tutte e facciamolo subito perchè i soldi che stiamo sprecando all'ombra della cosiddetta Difesa servono qui e ora per salvare posti di lavoro e le molte vite umane strapazzate dalla crisi e dalle ingiustizie.
Non è tollerabile che qualcuno pretenda di continuare a decidere tra i soliti, pochi, addetti ai lavori per poi presentarsi al Parlamento e agli italiani con un pacchetto chiuso da prendere o lasciare.
Pretendiamo di sapere con chiarezza quanti soldi spendiamo, come e dove li spendiamo.
Quanti ne spendiamo oggi e quanti prevediamo di spendere in futuro, il perchè li dobbiamo spendere, con quali obiettivi e quali risultati.
Basta con i giochetti delle cifre e delle verità nascoste.