Ma che amministrazione è questa che infligge sanzioni disciplinari gravissime ed eclatanti a funzionari per presunti errori che avrebbero commesso lavorando?
Ma che amministrazione è questa che non tiene in nessun conto di una carriera trentennale in cui ci si è distinti per attaccamento al lavoro, precisione e serietà?
Ma che amministrazione è questa se i dirigenti vengono investiti di potere decisionale quasi assoluto, percependo compensi elevati, quando poi ad essere puniti sono solo i funzionari che operano, mentre chi dirige l’ufficio ne è esente?
Ma che amministrazione è questa che aumenta in modo esponenziale i carichi di lavoro e poi colpevolizza i colleghi che, sommersi dalle carte, non riescono a tenere il ritmo?
Ma che amministrazione è questa che disumanizza i rapporti di lavoro e non tiene più conto delle particolarità?
Ma che amministrazione è questa che cavalcando l’onda degli attacchi indiscriminati e ingiustificati ai dipendenti pubblici, portata avanti ad arte dalla stampa e da rappresentanti delle istituzioni, la sposa acriticamente, ponendo, tra i propri obiettivi non dichiarati, quella di infliggere sanzioni disciplinari come risultato da sbandierare?
Un collega dell’Agenzia delle Entrate, uno che, da tutti i colleghi, è unanimemente riconosciuto come tra i più preparati, seri e affidabili, ha subito una sanzione disciplinare durissima, grave ed ingiusta, con tre mesi di sospensione dal lavoro senza stipendio e con la richiesta di risarcimento danni per centinaia di migliaia di euro, per aver presumibilmente fatto un errore che, se commesso, è stato fatto senza colpa, errore per il quale i suoi dirigenti non sono stati, peraltro, nemmeno chiamati in causa.
Oggi è successo a questo collega, ma potrebbe succedere a chiunque ed ognuno di noi potrebbe trovarsi a dover fronteggiare un’amministrazione che passa sulle nostre vite e sui nostri problemi come un rullo compressore, senza tener conto delle conseguenze delle sue decisioni.
Non ci piace questa amministrazione, non ci piace come è diventata, anche grazie a complicità di chi aveva il dovere di difendere i lavoratori.
Non ci piace e per questo la combattiamo.
Al collega, al quale va tutta la nostra solidarietà per quello che sta passando senza aver fatto nulla che giustifichi tale provvedimento, e per essersi assunto responsabilità che probabilmente avrebbero dovuto stare in capo ad altri, ribadiamo che le nostre strutture, se lo riterrà, sono a sua completa disposizione.
L’Amministrazione, invece, sappia che, per noi, questa è una dichiarazione di guerra fatta a tutti i lavoratori e come tale la considereremo.