Icona Facebook Icona Twitter Icona Instagram Icona Telegram Icona Youtube Icona Rss

Nazionale

Caldo estremo e lavoro, troppo alto il limite dei 35 gradi per far scattare la cassa integrazione

Nazionale,

A maggio come Unione Sindacale di Base e Rete Iside Onlus abbiamo lanciato l’allarme sui rischi dello stress termico nei luoghi di lavoro, a causa del caldo estremo. Come temuto, sono già diversi i casi di morti di lavoro causati dal caldo: l’ultima, in ordine di tempo, quella di un operaio cinquantaseienne colto da malore e deceduto nelle campagne di Argenta (Ferrara), mentre operava con un decespugliatore nelle ore più calde del giorno, intorno alle 13,45.

Ricordiamo le nostre propose contro il caldo estremo: lo stop all’attività lavorativa nelle ore più calde, una maggiore frequenza delle pause e la distribuzione gratuita ai lavoratori di acqua e sali minerali.

Con una nota congiunta del 26 luglio, Inps e Inail hanno annunciato la possibilità di ricorrere alla cassa integrazione ordinaria (CIGO) in caso le temperature superino i 35 gradi centigradi, anche in caso si parli di temperatura percepita. Questa iniziativa arriva in chiaro ritardo, alla vigilia delle ferie per molti lavoratori e lavoratrici, dopo mesi di caldo estremo che hanno mietuto vittime e provocato malori ed infortuni.

I 35 gradi sono un limite decisamente troppo alto, che depotenzia la norma e non garantisce la sicurezza di lavoratrici e lavoratori. Le nazioni europee che si sono dotate di regolamentazioni in materia hanno adottato temperature limite più basse, tutte inferiori ai 30 gradi.

Nelle linee guida dell’Inail, che ha attivato la piattaforma ad hoc Worklimate, vengono consigliate iniziative per le aziende per ridurre il rischio caldo, ma senza un’azione forte anche a livello istituzionale difficilmente la parte datoriale prenderà seri provvedimenti.

Nel nostro Paese, infatti, salute e sicurezza sul lavoro sono sempre viste come un costo, da ridurre per aumentare i profitti. Introdurre il reato di omicidio sul lavoro, su cui USB e Rete Iside hanno depositato una proposta di legge alla camera insieme a ManifestA, può essere un primo strumento di deterrenza.

Ribadiamo i contenuti della nostra nota operativa di inizio estate, mettendo l’accento sulle distribuzioni d’acqua che devono essere a carico dei datori di lavoro. USB e Rete Iside appoggiano ogni iniziativa di lavoratrici e lavoratori volte a tutelare la propria salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro.

 

Unione Sindacale di Base

Rete Iside Onlus