Mentre continua il balletto di parole e promesse, di incontri fra sindacati e forze politiche, continua a crescere l'insofferenza e la preoccupazione fra i lavoratori della Carbosulcis. Essi sanno che esiste un pericolo reale di dismissione delle miniere con conseguente cassa integrazione e si vocifera di già su 58 esuberi.
Essi sono coscienti che questo avviene in un territorio già martoriato da disoccupazione, sottuccupazione, e cassa integrazione.
Essi individuano come responsabili di questo stato di cose i politici a livello nazionale e regionale, dato che la Carbosulcis è di proprietà pubblica, i quali non hanno saputo prevenire e gestire questa situazione, e si sono limitati a gestire l'esistente, spesso con la complicità dei sindacati di categoria.
I lavoratori non vogliono pagare per le inadempienze di altri; essi vogliono continuare a produrre, vogliono un futuro lavorativo per loro e per i loro figli, non si rassegnano né mai si rassegneranno a consegnare ai propri figli un futuro fatto di disoccupazione, con un territorio inquinato, e depredato. Essi non chiedono assistenza, mirano anzi, allo sviluppo del territorio e con questo spirito, partendo da questi presupposti, qualche tempo addietro,si sono rivolti alla UE, alla RAS, e al Governo italiano con la lettera che qui di seguito riproduciamo:
"Esprimiamo preoccupazione e rammarico per la situazione della Società in cui operiamo, consapevoli di essere le prime vittime della suddetta situazione, che stiamo direttamente subendo. Ci rivolgiamo in prima battuta all'Azionista Unico di Carbosulcis S.p.A., reclamando il ns. diritto ad essere messi tempestivamente e direttamente a conoscenza di ogni evento legato a quanto in oggetto. A tal proposito, siamo consapevoli della necessità di vedere quanto prima avviate le interlocuzioni con gli Uffici preposti della Commissione Europea, poiché, se non si risolvono gli atti pendenti con l’organo in questione non si possono avere prospettive future per la Carbosulcis S.p.A. e per noi lavoratori di questa Miniera. Constatiamo che, l’Azionista Unico della Carbosulcis S.p.A. è responsabile della Selezione del Gruppo Dirigente della Società nella quale operiamo, ed è pertanto indirettamente responsabile della sua Gestione e Risultati Operativi, nonché delle sue Strategie Industriali ed eventuali deficienze rispetto a quanto previsto dalla normativa UE applicabile.
Continuiamo a non comprendere, perché non si utilizzino le innovazioni tecnologiche apportabili con l’applicazione del Brevetto sulla riduzione del tenore di zolfo pre-combustione, depositato dal 1 Luglio 2009 dalla Carbosulcis S.p.A. stessa, che dà valore aggiunto al Carbone Sulcis. L’applicazione di questa tecnologia, anche mediante la commercializzazione di sottoprodotti del processo, quali gli acidi umici derivati dal carbone, rende più competitivo il carbone Sulcis. Progetti analoghi, legati anche alla produzione di acidi umici sono già in atto, a partire dal 2008 in giacimenti spagnoli, russi, tedeschi. Ci domandiamo perchè non è possibile fare quello che hanno fatto nella Ruhr - capitale europea della cultura 2010 - con fondi europei... a cui possiamo accedere anche noi, oppure non siamo più in Europa? Mah? Eppure, le esperienze di riqualificazione industriale, fatte sul serio e in profondità, non mancano. A cominciare dall’Europa e dal paese più industrializzato di tutti, la Germania, dove negli anni Ottanta è stato messo a punto il piano di riconversione dell’area della Ruhr, la storica regione che ha miscelato enormi bacini minerari e impianti siderurgici e che ha dato risultati di rilievo nonostante la Germania, con oltre 44 milioni di tonnellate, sia il primo produttore europeo dell’acciaio. Dove sta allora la razionalità e chi è fuori dal tempo? I minatori che lottano o i rapaci dell’alta finanza e della speculazione che continuano ad arricchirsi, a fare i propri comodi e “di tutto il resto chi se ne frega?
Carbonia 16 Maggio 2013
USB SULCIS