Milano, Roma, Firenze, Torino, Bologna, Cagliari, Pavia sono solo alcune delle città italiane in cui gli studenti si mobilitano contro il caro affitti. Ci auguriamo che la mobilitazione si allarghi velocemente con la forza di incidere.
Gli affitti, come ben sappiamo, hanno raggiunto oramai costi proibitivi compromettendo l’effettività del diritto allo studio e rendendo di fatto l’accesso all’istruzione universitaria sempre più un privilegio di classe anziché un diritto costituzionalmente garantito. Si tratta di un altro fondamentale tassello della più generale emergenza abitativa che USB denuncia da lungo tempo.
Rendita immobiliare, gentrificazione delle città, affitti brevi per un turismo “mordi e fuggi” che “consuma” le città e tagli alla spesa sociale, cioè al salario indiretto, hanno determinato una situazione oggettivamente insostenibile per strati sociali sempre più ampi, inclusi importanti settori di ceto medio il cui tasso di declassamento e impoverimento aumenta ad un ritmo allarmante. In una città come Milano, tra le più care d’Italia, per una stanza si arriva a pagare anche 800 Euro di affitto. Ma non va molto diversamente nelle altre città, afflitte da una cronica carenza di posti letto disponili a prezzi accettabili.
Gli affitti inaccessibili sono però il sintomo più evidente di una drammatica condizione sociale di classe che precarizza ogni aspetto della vita quotidiane dello studente. Da questo punto di vista il meccanismo di rovesciamento della verità ufficiale, cioè economica, è in sé estremamente semplice da smascherare: è duro guardare in faccia la realtà studentesca senza volgere lo sguardo ad una condizione generale di impoverimento. Quasi che il transfert sugli studenti di tutta la cattiva coscienza sociale voglia mascherare la miseria e l’asservimento di tutti.
Sul piano generale siamo di fronte al conclamato disastro di un modello economico e sociale che privilegia le rendite parassitarie, squalifica e degrada la condizione di vita degli studenti e delle studentesse, mettendo così una pesante ipoteca tanto sul loro futuro quanto sul nostro. Quello stesso modello che agita il “merito” come una frusta pretendendo rendimenti, performance, successo, produttività, mentre si rivela sistematicamente incapace di garantire ai propri studenti l’accesso a condizioni minime per un percorso di studio proficuo e sereno.
Il caro affitti comporta infatti conseguenze non trascurabili sulla qualità della vita degli studenti, poiché si traduce in precarietà, rinuncia a determinate opportunità formative o ritardo nell’autonomia dalle famiglie (quelle che ancora possono permettersi di mandare i figli all’Università). Una situazione, quest’ultima, come più volte abbiamo denunciato, già di per sé aggravata dalle misere retribuzioni rivolte ai giovani.
USB è a fianco degli studenti nel richiedere provvedimenti urgenti che vadano nella direzione di un blocco dei rincari, di investimenti negli alloggi, di incremento ai fondi di sostegno ai fuori sede. Per una reale garanzia del diritto allo studio, in ogni suo ordine e grado. Diritto che passa anche per un sostegno concreto, reale, tanto agli studenti quanto alle famiglie sui cui gravano sempre più i costi per l’accesso agli studi a fronte di una vergognosa latitanza istituzionale.
USB è sempre stata, e sempre sarà, dalla parte degli studenti ai quali intende fornire solidarietà e supporto concreto.
Anche per questo il 26 maggio prossimo USB ha indetto uno sciopero generale; una mobilitazione col fine di costruire una opposizione sociale a politiche che alimentano le diseguaglianze, squalificano le nostre vite, minacciano l’effettività dei nostri diritti smantellando lo stato sociale. Tutti temi e questioni che stanno animando le mobilitazione in molti altri paesi europei: Francia, Portogallo, Germania, Inghilterra, Grecia…
USB Pubblico Impiego - Università
Roma, 10 maggio 2023